Tenuta prigioniera per molti giorni per costringerla ad accettare un finto matrimonio. La donna, giunta in Italia dalla Romania dopo aver accettato un'offerta di lavoro via...
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La vicenda è venuta alla luce quando la vittima è andata all'Ambasciata insieme al suo «promesso sposo» per procurarsi i documenti necessari al matrimonio; a quel punto ha chiamato il personale di servizio facendo arrestare l'uomo. Della vicenda è stata poi interessata la Dda di Napoli, che ha delegato alle indagini la Digos della questura di Caserta, che ha ricostruito l'incubo vissuto dalla giovane romena. Il Gip di Napoli ha quindi emesso misure cautelari in carcere per i tre responsabili.
Le indagini sono iniziate lo scorso 22 aprile, quando la polizia interveniva presso l'Ambasciata della Romania a Roma e sottoponeva a fermo di polizia giudiziaria il cittadino pachistano Kashif Hanif, 29enne senza fissa dimora, con l'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione, furto, violenza privata ed altro ai danni della cittadina romena D. T..Circa quindici giorni prima D.T. aveva accettato un'offerta lavorativa proposta da Angelica Cobzaru tramite Facebook, giungendo quindi presso l'aeroporto di Fiumicino dove ad attenderla c'era la Cobzaru, 33 anni, e Mohammad Azeem, 33enne pakistano. Da quel momento iniziava per la donna un vero e proprio calvario atteso che, dopo una notte trascorsa in un albergo di Roma, veniva condotta e tenuta in ostaggio in un'abitazione di Mondragone al fine di farle contrarre fittizio matrimonio con Kashif Hanif.
La vicenda aveva un epilogo positivo solo quando, giunti all'Ambasciata per procacciarsi i documenti necessari al matrimonio, la donna richiedeva aiuto al personale di servizio facendo bloccare il suo aguzzino. Hanif, a seguito della convalida del fermo, veniva sottoposto dal gip presso il Tribunale di Roma alla misura cautelare in carcere. Intanto Angelica Cobzaru e Mohammad Azeee venivano denunciati. All'esito delle indagini gip del Tribunale di Napoli ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per tutti e tre gli indagati.
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Il Messaggero