Massimo Zen, il vigilante padovano portato in carcere: uccise un bandito in fuga dopo le rapine

L'uomo, 52 anni, di Cittadella, dovrà scontare 9 anni e 6 mesi

Uccise un bandito in fuga dopo le rapine: in carcere Massimo Zen, il vigilante padovano
PADOVA - Ci sono voluti esattamente quindici giorni prima che la Corte di Cassazione desse esecuzione al provvedimento restrittivo. L’ordine di carcerazione è stato...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PADOVA - Ci sono voluti esattamente quindici giorni prima che la Corte di Cassazione desse esecuzione al provvedimento restrittivo. L’ordine di carcerazione è stato trasmesso ieri mattina, 16 giugno, al comando della compagnia carabinieri di Cittadella, competente per territorio. E la comunicazione è arrivata anche al difensore, il penalista Alberto Berardi. Era circa l’ora di pranzo quando gli uomini dell’Arma hanno suonato al campanello dell’abitazione di Massimo Zen, la guardia giurata 52enne di Cittadella, che il 22 aprile del 2017 sparò, ferendo a morte, a Barcon di Vedelago, nel trevigiano, il giostraio Manuel Major, 36enne, che stava fuggendo in auto dopo aver realizzato una serie di colpi ai bancomat della provincia. Il vigilante deve scontare per intero la condanna per omicidio volontario a nove anni e sei mesi, resa definitiva dalla pronuncia della Suprema Corte il 1 giugno scorso.

Massimo Zen sparò a un ladro in fuga e lo uccise, ora va in carcere: «Oggi mi girerei dall'altra parte»

 

L’ARRESTO

Zen sapeva che era ormai questione di giorni. E che per lui stavano per aprirsi le porte del carcere. Quando ha visto i carabinieri sulla porta di casa non ha avuto bisogno di chiedere altro. La borsa con gli effetti personali era del resto pronta da tempo. La guardia giurata è stata fatta salire su un’auto civetta che ha lasciato Cittadella, diretta verso la casa di reclusione di strada Due Palazzi. Massimo Zen ha varcato la soglia del carcere attorno alle 15.30. Il cinquantaduenne non potrà sottrarsi ad un lungo periodo di detenzione non avendo fin qui scontato neppure un giorno in regime di custodia cautelare. Dovranno trascorrere almeno tre anni prima di poter usufruire dei primi permessi e di fare rientro, almeno per breve tempo, a casa. Scontato un terzo della pena, Zen avrà l’opportunità di chiedere la semilibertà. Molto dipenderà evidentemente dal suo comportamento dietro le sbarre. Gli verrà comunque riconosciuto, come a qualsiasi altro detenuto, il beneficio dello sconto di pena, pari a 45 giorni per ogni semestre di condanna espiata, concesso quale riconoscimento della buona condotta in carcere. L’unica altra strada percorribile è quella della richiesta di grazia: un’istanza che deve essere inevitabilmente rivolta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il difensore di Zen, il professor Berardi, non esclude di poter tentare questa carta. Una richiesta che deve essere adeguatamente motivata e che dovrà affrontare un iter piuttosto complicato, non scevro di insidie. Il legale si è dichiarato possibilista ma ogni decisione in merito dovrà essere presa dopo un confronto con lo stesso Zen.

 

IL VERDETTO

Berardi si era giocato tutte le carte possibili in Cassazione ma gli ermellini avevano in sostanza confermato quanto deciso dalla Corte d’Appello di Venezia. Il ricorso puntava sulla tesi della legittima difesa, suffragata dalla dinamica del tentato investimento da parte dei criminali in fuga e dalla presenza di polvere da sparo nella loro auto, che corroborava il racconto di un colpo d’arma da fuoco sparato contro il vigilante. Una tesi che non è stata però accolta dai giudici: secondo la Cassazione Zen ha sparato per uccidere, e non per legittima difesa. Nel computo della pena a carico della guardia giurata della Battistolli erano state tenute in conto le attenuanti generiche e lo sconto previsti per il rito abbreviato in primo grado, pari ad un terzo. Per la provvisionale, è stata confermata la cifra di 180mila euro da versare ai familiari del giostraio, costituitisi parti civili con l’avvocato Fabio Crea.

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero