Mascherine, speculazioni on line, ancora casi sui colossi del web, esposto all'Antitrust

Mascherine, speculazioni on line, ancora casi sui colossi del web, esposto all'Antitrust
Mascherine di dubbia efficacia, vendute fino a 20 euro il singolo pezzo, e pubblicizzate come dispositivo contro il Coronavirus sui principali social media. Contro queste...

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Mascherine di dubbia efficacia, vendute fino a 20 euro il singolo pezzo, e pubblicizzate come dispositivo contro il Coronavirus sui principali social media. Contro queste speculazioni che continuano anche dopo la ‘stretta’ dei colossi del web che le hanno vietate, arriva un esposto all'Antitrust.


Nei giorni scorsi Facebook, Amazon, Ebay e Google hanno ufficializzato la stretta su tutti gli annunci pubblicitari relativi alle mascherine per uso medico. Un divieto temporaneo stabilito per contrastare le speculazioni sui dispositivi sanitari durante questo periodo di emergenza da Covid-19. Su alcuni di questi giganti del web però il divieto sembra non essere stato abbastanza stringente.

Monitorando la rete infatti l’agenzia di comunicazione digitale SocialCom , ha scovato una serie di pagine create tra febbraio e marzo che in questi giorni continuano a promuovere la vendita online delle mascherine a prezzi esorbitanti. Un’operazione che appare studiata e organizzata a tavolino, con una serie di shop online creati durante lo stesso periodo e organizzati per promuovere e vendere solo questi particolari dispositivi sanitari.

Una speculazione continua, che non sembra arrestarsi nonostante le diverse segnalazioni e commenti che arrivano tutti giorni dagli utenti che visualizzano la promozione. Il prezzo di questi prodotti risulta ovviamente molto gonfiato: si parte da 6/7 euro per arrivare addirittura a 20 euro per il singolo pezzo. Inoltre la maggior parte dei prodotti proposti non risulta nemmeno essere tra i dispositivi effettivamente in regola per la protezione personale durante questa emergenza.

«Le piattaforme digitali non possono assolutamente consentire questo tipo di pubblicità perché incidono sul rapporto di fiducia con gli utenti - dichiara Luca Ferlaino, fondatore di SocialCom -. Chiaramente è molto difficile monitorare milioni di post ma queste operazioni di speculazione bieca sui bisogni e le paure delle persone non possono essere tollerate ma noi offriamo gratuitamente una mano per raccogliere tutte le segnalazioni e sarà nostra cura presentare nei prossimi giorni  l’esposto all’Antitrust». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero