Reggio Calabria, marito mette su Facebook lo stato «sono single»: il giudice gli addebita la separazione

Cambiare stato di Facebook può essere la prova del tradimento. L’ha deciso il Tribunale di Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Cos’era successo? È il...

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Cambiare stato di Facebook può essere la prova del tradimento. L’ha deciso il Tribunale di Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Cos’era successo? È il 2013 e il marito decide di non convivere più con la moglie. Troppi litigi. Inizia una nuova vita e lo rende noto anche sui social. Qui il fatto chiave, che ha del curioso. Modifica lo stato Facebook, quello dove un utente può indicare se sposato o meno. Sceglie «single» e aggiunge «mi piacciono le donne». Elemento chiave per la decisione del giudice. Che considera questo cambiamento come un venir meno ai doveri coniugali. Ma il marito non si limita a questo.

Marito torna a casa, l'amante si lancia dal balcone (al secondo piano) e finisce in ospedale

 

La gioielleria divisa in due

L'uomo si porta via l’auto, l’unica che aveva la famiglia a disposizione. E toglie anche anche parecchio materiale dalla gioielleria in cui lavorava insieme alla moglie: semilavorati, metallo, pietre preziose e strumenti da orafo. Questo perché voleva riprendere l’attività per conto suo. La donna, infatti, teneva i conti, mentre lui aveva sempre svolto l’attività artigianale.

 

La frequentazione con un'altra donna: «Ti morderei la lingua»

«Non si interessava più di me. Stava sempre al cellulare. E mancava di casa nelle ore notturne». Dichiara la moglie al giudice. Il marito, infatti, aveva un'altra frequentazione. La donna, tradita, racconta inoltre che vedeva spesso i due andare al bar. E li nota anche passeggiare di sera. E un’altra volta mentre sono al centro commerciale. Ma non solo. Arriva anche la conferma al cognato. «Sì, mi sto frequentando con un’altra, ma è solo per scherzo e provocazione». Lui nega, ma ci sono anche le dichiarazioni della figlia, che ha notato messaggi strani sul cellulare del padre. «Ti amo, ti morderei la lingua». Elementi, questi, che hanno portato il giudice a ritenere che il vincolo coniugale non fosse stato rispettato. E quindi ad addebitare la separazione al marito.

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Il Messaggero