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Marino Andolina, il medico triestino già al centro del caso Stamina e ora imputato a Brescia nell'ambito di un processo in cui deve rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione illecita di medicinali imperfetti e pericolosi, avrebbe anche lavorato per i servizi segreti. Alla sua confessione di aver temuto per la sua vita «avendo lavorato per vari corpi di polizia palesi e no», il pm Francesco Carlo Milanesi si è visto costretto a chiedere maggiori spiegazioni «perché come Procura - ha detto - non posso non valutare la sua attendibilità».
«In Libano quando avevo portato trentamila euro ai bambini che vivevano in un campo profughi palestinese e che mi erano stati dati dalla Regione Friuli- ha raccontato Andolina- ero tornato con informazioni sui rischi per i militari impegnati in quei territori». Il medico non ha però saputo dire il nome e il grado della «persona dei servizi segreti» al quale avrebbe consegnato le informazioni. «Alla Dda di Bari avevo invece dato informazioni su un traffico di sigarette di contrabbando gestito da un presidente dell'Est Europa che aveva un conto in Svizzera. E ancora dopo aver operato il figlio di un esponente dei servizi segreti serbo in cambio avevo ricevuto dei pizzini con i nomi e indirizzi di terroristici islamici che erano attivi in Serbia. Avevo dato l'elenco - ha spiegato Andolina - ai carabinieri di Trieste tramite un ex carabiniere che poi è morto ma sono stato mandato al diavolo e non so perché». Sulle dichiarazioni rese in aula ora la Procura di Brescia vuole fare chiarezza.
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