Maria Paola Gaglione, il fratello al gip: «Non l'ho uccisa, volevo che tornasse a casa». Ma resta in carcere

Ragazza morta a Caviano, il fratello al gip: «Li ho inseguiti, ma non li ho speronati»
Ha detto di essere innocente, di averli inseguiti, in sella alla sua moto, ma di non essere stato lui a speronarli provocando la caduta dello scooter, su cui viaggiavano la...

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Ha detto di essere innocente, di averli inseguiti, in sella alla sua moto, ma di non essere stato lui a speronarli provocando la caduta dello scooter, su cui viaggiavano la sorella e il compagno trans, che ha causato la morte della prima. A sostenerlo, durante l'interrogatorio di garanzia, Michele Antonio Gaglione, il fratello di Maria Paola, la ragazza 22enne morta dopo essere caduta dallo scooter sul quale viaggiava con il compagno Ciro Migliore.  Nonostante abbia respinto le accose però il gip Fortuna Basile di Nola (Napoli) resta in carcere.


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Le parole davanti al gip

«L'ho inseguita a bordo del mio scooter, ma non l'ho uccisa. Non ho provocato io l'incidente. Volevo solo chiederle di tornare a casa: aveva fatto le valigie ed era scomparsa, gettando tutta la famiglia nella disperazione», la tesi difensiva di Gaglione, fermato per omicidio preterintenzionale, durante l'udienza di convalida davanti al gip, come riferito dal suo legale.

«Sul luogo dell'incidente ho notato la presenza delle telecamere. Tutto sarà chiarito, se ci sono le registrazioni. Io credo alle sue parole», ha detto l'avvocato Domenico Paolella. Il fratello è in stato di fermo nel carcere napoletano di Poggioreale. «Questa tragedia - continua l'avvocato Paolella - è stata strumentalizzata: la famiglia si aspettava più delicatezza».

Nel corso dell'interrogatorio, come rifertio dal legale, il sostituto procuratore incaricato dell'indagine non ha mai toccato l'argomento omofobia. «Antonio, come tutta la famiglia, era a conoscenza della relazione della sorella da circa due anni e mezzo», ha detto ancora Paolella ribadendo che il suo cliente «non le avrebbe mai fatto del male». «Al giudice ha spiegato - ha detto ancora il legale - che la famiglia aveva perso le tracce di Maria Paola da qualche settimana. Ha fatto le valigie e se n'è andata. Quando Antonio l'ha vista in sella allo scooter, l'ha inseguita con la sua moto, ma per chiederle di tornare a casa, per parlarle, per farla ragionare. Era andata via senza spiegazioni e tutta la famiglia era disperata». Ciro Migliore, intanto, si trova in una clinica di Acerra, in provincia di Napoli dove è stato ricoverato per le lesioni e una frattura all'avambraccio causati nell'incidente.

 

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Il Messaggero