Asia, Sudamerica ed Europa: lo hanno cercato dovunque ma alla fine era a Napoli in un'abitazione del quartiere Piscinola-Chiaiano in via Emilio Scaglione. Cosi è finita...
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Nei libri paga viene indicato con la sigla “F4”, che sta a indicare quarto figlio del boss, mentre i fratelli Cosimo, Vincenzo, Nunzio, Salvatore, Antonio, Raffaele e Giuseppe, vengono indicati rispettivamente con la sigle: F1, F2, F5, F6, F8, F9, F10. Nel 2004 quando Gennaro Marino "Mckay" voleva incontrare Paolo Di Lauro (quest'ultimo latitante), prima dello scoppio della faida, Cosimo Di Lauro (8 dicembre 1973), il figlio maggiore di Paolo che all'epoca era reggente del cartello, temendo una trappola, mandò i suo fratelli Ciro e Marco a perlustrare il luogo dell'incontro. Non avvertirono nessuno del loro imminente arrivo, passarono senza scorta, forse in auto, osservarono le vie di fuga, le sentinelle appostate e capirono che una volta che il padre sarebbe giunto lì l'avrebbero fatto fuori, a lui e a chiunque l'avesse accompagnato, quindi andarono dal fratello maggiore Cosimo e gli riferirono quanto visto. L'incontro era un tranello, era un modo per uccidere e sancire una nuova era nella gestione del cartello.
Il 27 marzo 2012 sembrava che la caccia a Di Lauro fosse finita: in un ristorante la polizia aveva fermato un tizio dalle fattezze molto simili a quelle di Marco Di Lauro. Lui ha negato di essere uno dei rampolli di Ciruzzo, ma gli agenti non gli hanno creduto ed è cominciata a circolare la voce secondo la quale era finito in galera pure l'ultimo rappresentante della dinastia. Ma poi si è scoperto attraverso la comparizione delle impronte digitali, che la persona ammanettata a tavola mentre stava mangiando pesce non era uno degli eredi dell'ex capoclan di Secondigliano. Il 2 maggio del 2012, la Terza Corte di Assise di Appello del Tribunale di Napoli ha condannato Mario Buono (arrestato nel 2007) e Marco Di Lauro (latitante) all'ergastolo, per l'omicidio del giovane innocente Attilio Romanò, ucciso per errore nel gennaio del 2005 nell'ambito della Prima faida di Scampia a Napoli. Il 22 ottobre 2012 viene diffuso l’identikit di 5 latitanti “eccellenti” (Marco Di Lauro, Mariano Riccio, Antonio Mennetta, Rosario Guarino e Mariano Abete) che avrebbero avuto un ruolo di rilievo nella seconda faida di Scampia, tra questi baby boss emergenti il nome di Marco Di Lauro era il più gettonato.
Marco Di Lauro è stato l'ultimo latitante di quella lista ad essere catturato. Il 18 giugno 2015 la Suprema Corte di Cassazione presso la prima sezione penale del Tribunale di Roma ha confermato la condanna all'ergastolo per Mario Buono, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio di Attilio Romanò mentre ha disposto il rinvio a giudizio in Corte d'Appello per Marco Di Lauro, considerato il mandante dell'agguato. Cade il secondo ergastolo per Marco Di Lauro che resta latitante solo per reati associativi. Secondo le ultime indiscrezione sarebbe legato sentimentalmente a una donna chiamata Cira, vicina al clan Tamarisco di Torre Annunziata, questo clan ne avrebbe favorito la latitanza, inoltre avrebbe intrattenuto rapporti di "affari" (un mercato riguardante prevalentemente la droga) con la 'Ndrangheta, in particolare con la 'Ndrina dei Pelle-Vottari.
Ha una passione per i motori e si sarebbe sempre mosso durante la latitanza travestito da donna, in compagnia di altre donne incensurate.
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Il Messaggero