Marco Corini, l'avvocato dei vip morto dopo l'iniezione di sedativo: assolta la sorella. «Fu morte naturale»

L'anestesista era accusata di aver ucciso il fratello, il 25 settembre del 2015, con una dose del farmaco Midazolam

Marco Corini, l'avvocato dei vip morto dopo l'iniezione di sedativo: assolta la sorella. «Fu morte naturale»
I giudici della corte d'Assise d'appello di Milano hanno assolto «perché il fatto non sussiste», nel processo dall'appello bis, Marzia Corini...

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I giudici della corte d'Assise d'appello di Milano hanno assolto «perché il fatto non sussiste», nel processo dall'appello bis, Marzia Corini l'anestesista accusata di aver ucciso, il 25 settembre del 2015, con una dose del farmaco Midazolam, il fratello Marco Corini, noto avvocato, malato terminale di cancro, nella sua casa di Ameglia, in provincia di La Spezia. Le motivazioni saranno rese note tra 40 giorni.

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L'iniezione fatale

«I numerosi elementi tecnici ci dicono che fu una morte per cause naturali e che lei seguì esattamente il protocollo delle cure palliative». È un passaggio dell'arringa del difensore Vittorio Manes, che nel processo d'appello bis, che si svolge davanti alla Corte d'Assise d'appello di Milano, ha chiesto l'assoluzione »perché il fatto non sussiste« per Marzia Corini. Quella «iniezione», ha spiegato il legale che assiste la 59enne con l'avvocato Giacomo Frazzitta, »venne eseguita la mattina e la morte avvenne la sera e tutti i testi dicono che Corini è morto dopo 30, 40 minuti di respiro affannoso, ossia il cosiddetto 'gasping'». Non contano, ha aggiunto la difesa, le parole intercettate della donna, che per la pg Francesca Nanni furono una confessione. «Non contano i suoi deliri, i suoi rimorsi, contano le prove - ha detto il legale - E non si può nemmeno dire che quella iniezione ha determinato colposamente la morte. Lui era affidato alle cure palliative e lei ha seguito esattamente il protocollo». Fu il fratello, ha ricordato il legale, a chiedere »alla sorella di non farlo soffrire con quelle cure«. Per la difesa, la donna andava assolta da tutte le accuse, compreso il presunto falso nel testamento del fratello. Solo in estremo subordine i difensori hanno chiesto che la Corte disponga nel caso una perizia.

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Il Messaggero