Mafia, blitz contro i clan del Trapanese: 21 arresti. L'operazione “Scialandro” arriva fino al Comune di Custonaci

L'indagine, durata 2 anni, ha ricostruito gli organigrammi delle «famiglie» e svelato le collusioni esistenti tra esponenti della vecchia amministrazione comunale di Custonaci e i clan

Mafia, blitz nel Trapanese. La Direzione investigativa antimafia, la Polizia di Stato e il Nucleo investigativo del Comando provinciale carabinieri di Trapani hanno eseguito 21...

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Mafia, blitz nel Trapanese. La Direzione investigativa antimafia, la Polizia di Stato e il Nucleo investigativo del Comando provinciale carabinieri di Trapani hanno eseguito 21 misure cautelari, di cui 17 in carcere e 4 ai domiciliari, nei confronti di altrettanti indagati ritenuti appartenenti alle famiglie mafiose di Custonaci, Valderice e Trapani, che fanno capo al mandamento di Trapani. I provvedimenti sono stati emessi dal Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. L'operazione, denominata 'Scialandrò, durata due anni, cui hanno lavorato la Dia di Palermo e Trapani, la Squadra Mobile della Questura di Trapani e il Nucleo Investigativo di Trapani dell'Arma dei Carabinieri, ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza per reati di natura associativa di stampo mafioso o comunque per delitti connotati dall'aggravante mafiosa.

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L'operazione

L'operazione congiunta, coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido, è stata denominata «Scialandro». L'indagine, durata due anni, a cui hanno lavorato la D.I.A. di Palermo e Trapani, la Squadra Mobile della Questura di Trapani ed il Nucleo Investigativo di Trapani dell'Arma dei Carabinieri, ha ricostruito gli organigrammi delle «famiglie» e svelato le collusioni esistenti tra esponenti della vecchia amministrazione comunale di Custonaci e i clan. Grazie alle relazioni illecite i boss riuscivano ad imporre all'amministrazione i nominativi dei beneficiari di contributi elargiti in pandemia, pilotare l'affidamento di appalti pubblici in favore di ditte colluse o a loro riconducibili, anche per interposta persona. Una delle imprese aveva proceduto all'assunzione fittizia di un ergastolano per consentirgli di beneficiare della semilibertà. Il controllo socio-economico del territorio veniva attuato anche attraverso estorsioni e intimidazioni nei confronti dei titolari di aziende agricole che venivano «convinti» con le minacce a non acquistare terreni che interessavano alle cosche.

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Il Messaggero