La Lombardia premia i comuni che non fanno lavorare i rifugiati nei parchi

La Lombardia premia i comuni che non fanno lavorare i rifugiati nei parchi
In Lombardia diventano meritori i Comuni che non reclutano i profughi per la cura dei parchi pubblici. Il consiglio regionale ha approvato - con 34 voti favorevoli, 32 contrari e...

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In Lombardia diventano meritori i Comuni che non reclutano i profughi per la cura dei parchi pubblici. Il consiglio regionale ha approvato - con 34 voti favorevoli, 32 contrari e un astenuto - la mozione della Lega in cui si chiede di «premiare» le città che non impegnano rifugiati e richiedenti asilo nella pulizia del verde. Firmataria è Federica Epis, consigliera del Carroccio dopo una lunga militanza nei Giovani padani e nella vecchia Lega Nord. «La mia mozione incentiva gli enti locali che non usano i presunti profughi per i lavori del verde pubblico. Prima le nostre imprese, prima i nostri disoccupati», è il suo tweet.


«PROFESSIONE, NON HOBBY»
In aula Federica Epis ha spiegato le ragioni della mozione: «Il settore florovivaistico del nostro territorio deve essere difeso e incentivato attraverso buone pratiche amministrative che investano sulle imprese e sulle professionalità locali, non su persone che sono arrivate qui illegalmente». Perciò è «inutile cercare di integrare con dei lavori, anche pericolosi, coloro che al contrario dovrebbero usare le proprie energie per collaborare con le istituzioni e dire la verità sulla propria condizione, facilitando le operazioni di ripristino della legalità e di rimpatrio». La proposta è stata approvata e, al contrario, è stata bocciata la “contromozione” del Pd che proponeva di favorire nei Comuni della Lombardia le attività di volontariato, utili a rafforzare «coesione e integrazione» dei richiedenti asilo con le comunità che li ospitano. I sì sono stati 15, 36 i no e 13 gli astenuti. Così ora, con il provvedimento della Lega, si impegna la giunta di Attilio Fontana ad «attivarsi tramite le istituzioni competenti per una verifica sul possesso delle qualifiche professionali», sui «requisiti previdenziali e assicurativi» e «affinché nei percorsi di formazione per lavori di cura e decoro dei beni comune venga data priorità ai disoccupati italiani». Come puntualizza Fabio Rolfi del Carroccio: «La gestione del verde pubblico deve essere fatta dai professionisti del settore, non da associazioni di volontariato o dai richiedenti asilo. Stiamo parlando di una professione e non di un hobby, che tra l’altro ha a che fare con la qualità delle nostre città, con il decoro urbano e anche con la sicurezza delle persone».

FRANCHI TIRATORI

I contorni della legge non sono ancora chiari, non si capisce in che modo verranno premiati i comuni virtuosi che escludono i richiedenti asilo e avvantaggiano le aziende che impiegano esclusivamente i lavoratori italiani con corsie preferenziali negli appalti. Tra l’altro in Lombardia sono diverse decine le amministrazioni in cui rifugiati partecipano alla manutenzione gratuita di parchi, giardinetti e alvei di torrenti spesso abbandonati e lasciati nel degrado. Per il consigliere dem Pietro Bussolati la mozione della Lega «ha spaccato la maggioranza ed è passata per un soffio, ma rimarrà una pagina nera del consiglio regionale». Stando a un conteggio dei consiglieri presenti in aula, infatti, sembrerebbero sette i franchi tiratori della maggioranza che avrebbero espresso voto contrario alla proposta di Federica Epis. Anche secondo Dario Violi (M5S) il provvedimento «è assolutamente inutile» perché «non tutela le imprese e rischia di fare uno sgambetto al volontariato», oltre a mettere in luce le contraddizioni del Carroccio che si «lamenta che i profughi stanno tutto il giorno con le mani in mano e poi vietano loro di mettersi a disposizione della collettività». Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che già oggi impiega diversi richiedenti asilo per la cura di parchi e aiuole, è indignato: «Mi sembrano più provocazioni che altro. Non funzionano così le cose, liberi di fare in consiglio regionale quello che vogliono, ma non posso che esprimere la mia profonda contrarietà». E altri primi cittadini lo seguono, come Michele Zanardo di Villanuova: «I cittadini sono sollevati dal non vedere queste persone a bighellonare per strada e, allo stesso tempo, i ragazzi hanno la possibilità di apprendere un mestiere».
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Il Messaggero