Lecce, il killer dei fidanzati ha ricostruito davanti al pm quanto è accaduto la sera dello scorso 21 settembre: «Daniele mi ha sfilato il...
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«Ho sentito gridare 'Andrea'»
«Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto - ha detto Antonio De Marco -. Ho sentito gridare 'Andrea'. Loro non hanno mai pronunciato il mio nome. Indossavo dei guanti che poi si sono strappati perdendone forse uno solo o un frammento».
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«Poi sono andato a dormire»
«Dopo aver compiuto il gesto - ha aggiunto Antonio De Marco - sono tornato a casa mia sita in via Fleming. Ho dormito fino alla mattina successiva. Mi sono disfatto dei vestiti gettandoli in un bidone del secco di un condominio poco distante dall'abitazione. La fodera - ha proseguito De Marco - faceva parte del coltello che ho comprato … Insieme ai vestiti c'erano le chiavi e il coltello acquistato in contanti. La candeggina l'ho acquistata presso un negozio, quella sera portavo al seguito anche uno zainetto di colore grigio con dentro la candeggina, delle fascette ed il coltello nonché della soda. Ho scritto solo due giorni prima i biglietti. Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi. Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina». «Ho incontrato Daniele nel corridoio - ha detto - il quale si è spaventato perché avevo il passamontagna. Dopo aver avuto una colluttazione con lui li ho uccisi. Quando ho colpito lui ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato».
Fidanzati uccisi a Lecce, il killer interrogato in carcere: "Nessun coinvolgimento sentimentale con Daniele o Eleonora"
È stato convalidato il fermo, con la conferma della custodia cautelare in carcere, per Antonio De Marco, lo studente di 21 anni reo confesso dell'omicidio dell'arbitro Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta a Lecce. Davanti al gip il giovane ha confermato la confessione resa ieri in cui si parlava anche di un primo pentimento per quello che era accaduto.
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Il Messaggero