«Per Antonio De Marco uccidere è stato come liberarsi da un'angoscia», spiega il criminologo Marco Strano. «Ci sono buone possibilità che sia...
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È stato un omicidio studiato nei dettagli
«L'angoscia di De Marco sarebbe montata progressivamente. Da quando è andato via dal loro appartamento l'ansia ha iniziato a lievitare. Per rasserenarsi pianifica l'omicidio. L'esecuzione, in questo caso, rappresenta solo la parte finale che comporta la riduzione dell'oppressione che lui viveva»
Li avrebbe voluti torturare, perché?
«La tortura aumenta la possibilità di essere scoperti. Ci vuole più tempo. Tuttavia per De Marco l'elemento soddisfazione è primario rispetto al timore di essere preso. Evidentemente voleva leggere il terrore negli occhi delle proprie vittime. Questo gli avrebbe dato un senso di potere, una capacità di sopraffazione aumentandogli, nella sua mente malata, l'autostima».
Vi è anche dell'invidia di fondo? Il riferimento è al post su Facebook pubblicato il 3 luglio da De Marco: «È vero che la vendetta non risolve il problema, ma per pochi istanti ti senti soddisfatto»
«Al disturbo di personalità grave si inserisce sicuramente anche un elemento psichico legato alla schizofrenia. Non parlerei, però, genericamente di invidia per la felicità altrui. Direi piuttosto che lui si immaginava in quella coppia al posto della ragazza o del ragazzo. In questo caso si può sostenere che provasse invidia per chi, secondo lui, occupava il suo ruolo all'interno della coppia».
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Il Messaggero