Un'insegnante della scuola elementare del Lametino è stata arrestata e posta ai domiciliari dai carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme con l'accusa di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE Catanzaro, violenza sessuale sui bimbi dell'asilo: arrestato un maestro, incastrato da un video
L'arresto dell'insegnante, di ruolo in un istituto scolastico del comprensorio lametino, è stato fatto in esecuzione di un provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di Lamezia Terme su richiesta della Procura. Sono stati i genitori dei piccoli alunni, tutti tra i cinque e i sette anni, che inizialmente avevano parlato di «atteggiamenti scomposti» a segnalare il caso alla dirigente scolastica che si è rivolta ai militari. A seguito dell'autorizzazione ottenuta dalla Procura lametina, i militari hanno piazzato un impianto di videosorveglianza nelle aule riuscendo a documentare i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'insegnante. Dalla visione dei filmati, secondo quanto riferito dai carabinieri, è emerso che la donna reiteratamente si lasciava andare ad un uso della violenza come mezzo di correzione.
Prima uno schiaffo, poi un secondo? «Smettila di urlare che ti faccio il muso a sangue». E ancora, espressioni gratuitamente denigratorie nei confronti dei piccoli a lei affidati: «Porco, maiale, sono stanca, dovete stare divisi, ognuno nel suo recinto?». Sono solo alcuni dei gesti di violenza fisica e delle espressioni verbali ingiuriose che la maestra rivolgeva ai piccoli allievi. I passaggi più cruenti sono contenuti nei filmati registrati attraverso il sistema di videosorveglianza della scuola elementare, dove la donna residente nel piccolo centro, sposata e con figli, insegnava da anni. Parole e azioni - tutto materiale visionato dagli inquirenti - che, seppure non tali da provocare lesioni, secondo gli investigatori, sono andate oltre quanto consentito dal percorso educativo e dall'uso dei metodi di correzione delle condotte dei piccoli allievi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero