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Dopo le vittorie nello sport, nella musica e nel cinema, un altro "premio" si aggiunge al palmares dell'Italia. Secondo il Financial Times, infatti, noi italiani saremmo campioni del mondo di «fake english», ovvero di inglese farlocco.
L'articolo
Con un editoriale sul Financial Times, è stata Amy Kazmin ad assegnare il "premio" al nostro Paese. Secondo la giornalista, infatti, l'inglese usato dagli italiani sarebbe un «inglese farlocco», ricco di parole che in realtà non esistono o di termini usati nel modo sbagliato.
Un articolo, il suo, nato guardando un video degli anni '70 di Adriano Celentano, che secondo Amy Kazmin «cantava a squarciagola una canzone con le vocali nasali e il ritmo dell'inglese americano», con parole incomprensibili se non «un cristallino "va bene" alla fine di ogni ritornello». Una canzone ricca di parole senza significato, di acrobazie linguistiche come «Prisencolinensinainciusol», che in realtà nella lingua inglese non esistono, dice la giornalista.
Un episodio simpatico, che riflette però l'uso (sbagliato) che noi italiani facciamo di alcune parole inglesi. Tra queste, self-bar, pullman, autostop che nel vocabolario inglese in realtà non esistono. Un uso che la linguista Licia Corbolante, intervistata dal Financial Times, fa derivare dallo scarso insegnamento dell'inglese nelle scuole: «L'infatuazione degli italiani per l'inglese è iniziata durante la seconda guerra mondiale, quando le truppe americane liberarono il paese dai fascisti. Ma poiché le scuole enfatizzavano le lingue classiche come il latino e il greco antico, pochi di quelle generazioni svilupparono una conoscenza approfondita dell’inglese».
Ma usare l'inglese trasmette «modernità, freschezza, progresso tecnologico e, un certo senso, status», dice la linguista. E proprio per questo alcune parole vengono usate moltissimo, spesso però nel modo sbagliato. Un fatto influenzato anche dallo stare al passo con le notizie, che secondo Amy Kazmin «richiede sicuramente la padronanza dell’inglese farlocco».
Le parole
Tra le parole "incriminate", «hotspot, Lgbt e click day: «L’attenzione attuale è rivolta agli hotspot, ovvero ai centri di accoglienza per migranti irregolari. La comunità LGBT è in rivolta contro l'adozione del figliastro, il complicato processo italiano per le coppie gay volto a stabilire diritti genitoriali condivisi. I datori di lavoro italiani aspettano ogni anno il Click Day per ottenere i permessi per assumere lavoratori stranieri». E poi ancora Jobs Act, underdog e smart working, fino ad arrivare al Ministero del Made in Italy. Un trend condiviso anche dai più giovani, che stanno creando sempre più "ibridi" come «la boomerata», «la cringiata» o «il cringiometro».
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Il Messaggero