Investito da un treno a Castelfiorentino, è morto dopo undici ore di sofferenze in ospedale a Firenze. Ma oltre il dramma della perdita di una vita umane, la vicenda...
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«La cosa che mi ha veramente inorridito - ha scritto sul suo profilo Fb - erano le persone che ci ridevano su. Indipendentemente dalle colpe e dalla negligenza del ragazzo nell'attraversare durante l'arrivo del treno, non è proprio il massimo ridere della probabile morte di una persona». Lo scalo è vicino al punto dell'impatto, presso un passaggio a livello a sbarre abbassate. Ho «visto tre ragazzi, sui venti anni, che nel luogo dell'accaduto stavano a testa bassa e sogghignavano, dicendo 'che cretino, che cretinò». Inoltre «ho notato altri giovani che ridevano nel sottopassaggio, mentre intanto me ne stavo andando via». Il racconto è stato commentato dal sindaco di Castelfiorentino, Alessio Falorni, incredulo: «Ma davvero siamo arrivati al punto di ridere di una disgrazia così?
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Recuperiamo la nostra umanità», ha scritto su Fb. La scena ha avuto anche altri testimoni. «Mentre ero alla sbarra del passaggio a livello ad attendere il transito del treno - racconta Federica Ragusa - ho visto questo ragazzo attraversare. Alcuni presenti, tra cui una mia collega, gli hanno urlato qualcosa come 'Ma dove vai?', lui si è lanciato in avanti ma non ha fatto in tempo a schivare il convoglio». Marko non è finito sotto il treno ma l'impatto lo ha gettato di lato. Non è la prima volta che in episodi simili si misurano abbassamenti dei livelli di solidarietà umana. Un caso quasi uguale ci fu nel maggio 2018 alla stazione di Piacenza dove una canadese, scendendo da un treno dal lato sbagliato, fu travolta da un altro convoglio e gravemente ferita.
Anche qui c'era un testimone, il giornalista Giorgio Lambri, che riuscì a scattare l'immagine in cui si vede un giovane mentre si faceva un selfie mostrando sullo sfondo i soccorsi alla ferita.
Il Messaggero