Al vertice invece c'erano i rappresentanti di due consorzi, che dividevano i compiti e ridistribuivano le somme guadagnate. Gli infermieri agganciavano i familiari dei...
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«Se dopo anni in camera mortuaria hai ancora dei mutui da pagare significa che non hai capito come funziona». Sono parole di un infermiere, rivolto a un altro indagato, agli atti dell'inchiesta della Procura di Bologna su un presunto business illecito legato al settore funerario. Gli infermieri, secondo le indagini, agganciavano i parenti dei defunti indirizzandoli alle agenzie funebri e venivano compensati con somme tra i 200 e 350 euro a 'lavorò.
È questa la catena organizzativa ricostruita dai carabinieri del reparto operativo - nucleo investigativo e della Compagnia Bologna Centro, che hanno smantellato un business legato al settore funerario. I militari stanno eseguendo un provvedimento emesso dal Gip per 30 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione di incaricato di pubblico servizio, riciclaggio e violazioni connesse alla responsabilità amministrativa degli enti. Secondo le indagini i due "cartelli" controllavano le camere mortuarie dei due principali ospedali cittadini, il Maggiore e il Policlinico Sant'Orsola-Malpighi.
Per l'esecuzione delle misure, dei sequestri e per le perquisizioni sono circa 300 i carabinieri impegnati, tra le province di Bologna, Ferrara, Modena, Rimini e Gorizia. Le indagini hanno documentato anche sistematiche condotte di riciclaggio promosse e coordinate dagli indagati di vertice, con il reinvestimento del rilevante "nero" aziendale, realizzato con mancata fatturazione di parte dei servizi funerari e gestito attraverso specifiche contabilità parallele da parte di altre persone, incaricate della specifica mansione.
Lo stesso denaro veniva di fatto impiegato per soddisfare la provvista corruttiva e implementare le singole fette di guadagno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero