Incidente a Baltimora, il pilota Vacca: «La deriva si può spiegare con i generatori in tilt. Era tardi per fermarsi»

La nave cargo ha avuto due interruzioni di corrente, una nuvola di fumo nero e poi l’impatto con il ponte

Incidente a Baltimora, il pilota Vacca: «La deriva si può spiegare con i generatori in tilt. Era tardi per fermarsi»
Alessandro Vacca, 25 anni di esperienza come pilota di petroliere e petrolchimiche, in giro per il mondo da Singapore agli Stati Uniti, attualmente capo pilota su tre porti in...

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Alessandro Vacca, 25 anni di esperienza come pilota di petroliere e petrolchimiche, in giro per il mondo da Singapore agli Stati Uniti, attualmente capo pilota su tre porti in Sardegna. La nave cargo ha avuto due interruzioni di corrente, una nuvola di fumo nero e poi l’impatto con il ponte. 

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Cosa potrebbe essere accaduto?
«Chiaramente da qui possiamo solo fare alcune supposizioni. Potrebbe essersi verificato un blackout di corrente, che avrebbe messo la nave fuori uso, senza possibilità di controllo».
Per due volte è andata via la corrente. Che significa?
«Si può ipotizzare che sia saltato il generatore, poi sarebbe entrato quello di emergenza che è di nuovo andato in avaria. Le navi hanno diversi generatori di corrente, e in caso di avaria a un generatore entra in funzione quello di emergenza, ma potrebbe essersi fermato anche quello, quindi la nave potrebbe non avere avuto più alcuna propulsione».
Il pilota cosa può fare in questa situazione?
«Dipende dal tipo di guasto. Potrebbero non funzionare i motori oppure il timone che magari è orientato solo su un lato. Il blackout ha causato con grande probabilità una totale mancanza di governabilità, che ha mandato la nave fuori rotta». 
E la fumata nera dai motori?
«Può essere causata dal tentativo di dare macchina tutta indietro per minimizzare l’impatto, in un momento in cui è tornata la disponibilità dei comandi, ma una nave di quelle dimensioni non si ferma rapidamente. Il pilota ha tentato in extremis di fermare l’inerzia della nave».
La nave stava navigando a 14 chilometri orari al momento dell’impatto. È una velocità elevata?
«Stava intorno ai 6/7 nodi, quindi al primo step di macchina, la minima potenza necessaria anche se non conosco se in Maryland fosse fuori dai limiti consentiti. Comunque sono navi che in mare aperto raggiungono anche 50 chilometri orari».
Di quanto spazio avrebbe avuto bisogno per fermarsi?
«Almeno 200 metri e di pochi minuti con la macchina tutta indietro».
Il fumo nero invece non potrebbe essere stato un incendio?
«Non mi sembra, considerando quello che ho visto nel video».
Sono ipotizzabili invece fiamme a bordo?
«In macchina ci sono dei sistemi di emergenza che in automatico rilasciano anidride carbonica e spengono l’incendio, ma poi la nave non sarebbe stata più in grado azionare i motori per cercare di evitare l’impatto oppure di ridurre la velocità».
Lei ha pilotato navi in giro per i porti del mondo, problemi di blackout?


«Sono accaduti diverse volte così come i motori che non andavano macchina indietro. In questi casi molto dipende dagli spazi e dai tempi e l’ultima azione da fare è dar fondo alle due ancore e sperare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero