Homo Sapiens, scoperti in Bulgaria i resti più antichi d'Europa grazie a una ricerca tutta italiana

Homo Sapiens, scoperti in Bulgaria i resti più antichi d'Europa grazie a una ricerca tutta italiana
Un dente e cinque frammenti ossei di 45.000 anni fa sono i resti più antichi dell'Homo sapiens in Europa. Sono 2.000 anni più antichi degli altri...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Un dente e cinque frammenti ossei di 45.000 anni fa sono i resti più antichi dell'Homo sapiens in Europa. Sono 2.000 anni più antichi degli altri fossili di sapiens europei finora noti e descrivono anche le interazioni dell'uomo moderno con i cugini Neanderthal. Pubblicato sulle riviste Nature Ecology & Evolution e Nature, il risultato si deve a un gruppo internazionale coordinato dall'Istituto tedesco Max Planck per l'antropologia evolutiva e del quale l'Italia fa parte con l'Università di Bologna.


I resti sono stati scoperti in Bulgaria, nella grotta di Bacho Kiro, e l'analisi del Dna li ha attribuito all'Homo sapiens. Sono stati analizzati nelle due ricerche coordinate da Helen Fewlass e Jean-Jacques Hublin, entrambi dell'Istituto tedesco Max Planck per l'antropologia evolutiva. Ha coordinato la datazione dei reperti l'italiana Sahra Talamo, dell'università di Bologna.

«L'analisi al radiocarbonio conferma che i fossili risalgono alla fase iniziale del Paleolitico superiore e rappresentano quindi la più antica testimonianza diretta della presenza della nostra specie in Europa», rileva Talamo. Il sito, ha osservato Hublin, «documenta una prima ondata di Homo sapiens, che entrò in contatto con gli uomini di Neanderthal e portò in Europa nuovi comportamenti». La conferma della presenza dell'Homo sapiens in Europa già prima di 45.000 anni fa permette di ampliare di 2.000 anni il periodo di convivenza tra la nostra specie e l'Uomo di Neanderthal, che scomparve circa 40.000 anni fa. 

Un tour virtuale tra le bellezze archeologiche italiane

Una coesistenza prolungata che ha inevitabilmente influenzato i percorsi delle due specie, come mostrano alcuni indizi trovati sempre nella grotta di Bacho Kiro. Oltre ai resti umani, i nuovi scavi hanno infatti portato alla luce anche alcuni manufatti in avorio e osso e ornamenti in denti d'orso, risalenti anch'essi alla fase iniziale del Paleolitico superiore. Oggetti che somigliano in modo «sorprendente a quelli prodotti dai Neandertaliani nella fase precedente alla loro estinzione e venuti alla luce nella Grotte du Renne, in Francia», spiega Talamo. Questa similitudine, secondo Hublin, sostiene l'ipotesi secondo cui questi comportamenti Neandertaliani siano il risultato di incontri ravvicinati e quindi scambi e contatti con i primi gruppi di Homo sapiens arrivati in Europa.


Ercolano svela i segreti dell'eruzione del 79 d.C., le ultime ore degli abitanti Video
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero