Green pass falso, come funziona la truffa: pagamenti (fino a 500 euro) anche in bitcoin e buoni shopping

Oltre trenta canali Telegram sequestrati, quattro accuse di truffa e falso, tra cui due minorenni. È il primo risultato - destinato ad aumentare - dell'indagine che la...

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Oltre trenta canali Telegram sequestrati, quattro accuse di truffa e falso, tra cui due minorenni. È il primo risultato - destinato ad aumentare - dell'indagine che la Polizia postale sta conducendo in questi giorni per scovare quelle piattaforme che promettono green pass falsi. Chi non vuole vaccinarsi ha provato comunque ad ottenere il suo certificato verde per non rinunciare a serate, viaggi e vacanze. E sono in centinaia a tentare la truffa, arrivando a pagare fino a 500 euro. Con le carte di credito, certo, ma anche in bitcoin. Una novità rispetto al recente passato. 

Green pass, Lamorgese: titolari locali non possono chiedere documenti

L'inchiesta dei green pass falsi

Oggi l'accelerazione dell'indagine, che coinvolge le procure di Roma e Milano e quella dei minori di Bari, con una serie di perquisizioni e sequestri. Quattro le persone finite nel registro degli indagati per l'accusa di truffa e falso mentre sono in totale trentadue i canali Telegram sequestrati nel corso dell'indagine in esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma su richiesta della Procura Capitolina, consentendo, così, l'interruzione dell'attività delittuosa.

Come funziona la truffa: dall'sms al pagamento

In base a quanto accertato dagli inquirenti a chi era in cerca del pass verde arrivava un messaggio da una delle piattaforme con cui si chiedeva di fornire i dati anagrafici, nonché il codice fiscale, per ottenere in cambio il documento diventato obbligatorio, per una serie di attività, dal 6 agosto scorso. Il tutto nell'assoluto anonimato. Gli indagati non hanno lasciato nulla al caso, compreso il metodo di pagamento con tanto di prezziario: le cifre variano da un minimo di 150 ad un massimo di 500 euro. Le transazioni potevano avvenire con bitcoin ma erano accettati anche buoni acquisto per lo shopping on-line.

«L'indagine nasce dall'attività di monitoraggio del dark web - spiega Ivano Gabrielli direttore del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (Cnaipic) -. L'offerta vede purtroppo la partecipazione di migliaia di cittadini italiana in cerca del Green Pass falso. Si tratta di documenti falsi che non possono essere validati dall'applicazione VerificaC19. Si rischia, quindi, di essere denunciati per il concorso in falso in atto pubblico e di consegnare i propri dati sensibili a criminali informatici».

Green pass falso non viene riconosciuto

Gli inquirenti ricordano che il Green pass originale «non può essere falsificato o manomesso poiché ogni certificazione viene prodotta digitalmente con una chiave privata del Ministero della Salute che ne assicura l'autenticità». Ogni controllo con l'applicazione VerificaC19 viene inviato alla banca dati ministeriale con l'elenco ufficiale della popolazione vaccinata. Di conseguenza un Qr-Code generato con una certificazione non autentica, non supererebbe la procedura di verifica. «L'operazione di oggi evidenzia ancora una volta i rischi connessi all'uso dei mezzi informatici a fine di commettere reati - commenta il portavoce dell'associazione nazionale funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti -. La pandemia ha fatto registrare un aumento esponenziale dei reati commessi attraverso piattaforme social o canali di istant messaging. I falsi green pass che hanno potuto attirare migliaia e migliaia di acquirenti nel giro di pochissimi giorni, grazie alle potenzialità di certe piattaforme, impone a nostro avviso una riflessione rapida ed efficace per adeguare il sistema sanzionatorio».

 

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Il Messaggero