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Riforma della prescrizione, con due opzioni: processuale, oppure un rimedio compensativo con un'attenuante prevista in caso di eccessiva lungaggine del processo. L'inappellabilità e la sola possibilità di revisione del procedimento in Cassazione per le sentenze penali di assoluzione.
I MEMBRI
Il coinvolgimento del Parlamento, tramite un atto di indirizzo, nell'indicare le priorità relative a determinati reati. E, soprattutto, la volontà di velocizzare i tempi, cercando spingere sui riti alternativi e di incidere sulle impugnazioni, prevedendo che la regola per l'appello sia di discussione scritta, salvo una differente richiesta da parte dell'imputato. Sarebbero queste le principali proposte relative alla riforma della giustizia e della prescrizione che, oggi pomeriggio, i membri della Commissione ministeriale istituita dalla Guardasigilli, Marta Cartabia, e coordinata dal presidente emerito della Corte costituzionale Giorgio Lattanzi, presenteranno ai capigruppo in Commissione Giustizia della Camera. La scorsa settimana, invece, i gruppi parlamentari hanno presentato gli emendamenti, 718 in tutto, al ddl Bonafede, emanato dal precedente governo e che la Camera sta esaminando.
LA PRESCRIZIONE
Il tema più spinoso resta quello della prescrizione di fatto cancellata dal ministro Bonafede. Il ddl a suo tempo messo a punto dal ministro grillino era frutto di una sorta di compromesso tra M5S, Pd e Leu che a sua volta superava la legge Spazzacorrotti approvata dalla maggioranza M5S-Lega nel gennaio 2019.
IL REFERENDUM
Su ogni testo presente in Parlamento ci sono già valanghe di emendamenti presentati soprattutto dall'ex ministro e ora deputato di Azione, Enrico Costa. A rendere il clima più effervescente c'è anche l'annuncio di Matteo Salvini di voler promuovere ben otto referendum sulla giustizia con il Partito Radicale di Maurizio Turco. Per i Radicali si tratta di un secondo tempo rispetto ai referendum già proposti, vinti e disattesi. Per Salvini l'occasione per una battaglia anche contro la legge Severino che potrebbe creargli qualche grattacapo. Il rischio è però di trasformare i quesiti sulla giustizia in un referendum su Salvini e di fermare le riforme necessarie ed inserite nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. «Devo essere molto chiara, senza riforme della giustizia niente fondi del Recovery», ha sottolineato qualche giorno al Guardasigilli Cartabia in un'intervista a La Stampa. Le tre riforme che la ministra intende portare a compimento valgono 2,3 miliardi del Pnrr e il referendum rischia di rallentare l'iter legislativo.
«Mi sembra un'iniziativa interessante», ha sostenuto ieri non a caso la leader di FdI Giorgia Meloni secondo la quale «la riforma della giustizia è un tema che non può essere rimandato, e che non deve essere affrontato su un piano ideologico o come uno scontro tra politica e magistratura».
Michela Allegri
Marco Conti
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Il Messaggero