È stata confermata dalla Cassazione l'assoluzione di sei poliziotti e due carabinieri per la morte di Giuseppe Uva, l'operaio deceduto in ospedale a Varese nel...
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Cucchi, i carabinieri e la presidenza del Consiglio parti civili nel processo sui depistaggi
Tra un mese circa si conosceranno le motivazioni del verdetto degli 'ermellinì. Soddisfatti gli avvocati Fabio Schembri e Luigi Marsico, difensori di alcuni imputati anche se, dicono, «non ci aspettavamo che il Procuratore generale chiedesse l'annullamento della sentenza di assoluzione. La vicenda è comunque chiusa ed è stato stabilito che carabinieri e poliziotti agirono rispettando le regole del nostro ordinamento». Ad avviso del Pg milanese Gaballo, invece, la condotta degli imputati sarebbe stata «inequivocabilmente la condizione necessaria» che ha portato alla morte di Uva, mentre nel verdetto di proscioglimento i magistrati di secondo grado scrivevano che non è possibile sostenere il «nesso causale» tra il comportamento di agenti e carabinieri e la morte dell'operaio. In Cassazione, però, la Procura milanese, senza successo, ha insistito nel sottolineare che se gli «imputati non avessero operato al di fuori dei loro poteri, il signor Uva sarebbe tornato a casa e, non subendo alcun trattenimento contro la sua volontà, ammanettato e consapevole dell'ingiustizia che stava subendo, non si sarebbe agitato, non sarebbe stato portato in ospedale - in preda a una fatale tempesta emotiva - non gli sarebbero stati somministrati farmaci e con ogni probabilità sarebbe ancora vivo».
In base alle indagini, Giuseppe Uva venne fermato a Varese, in Via Dandolo in pieno centro, nella notte tra il 13 e il 14 giugno 2008 da due militari mentre stava spostando, con un amico, delle transenne di un cantiere in mezzo alla strada e rovesciando cassonetti.
Il Messaggero