OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Leggi l'articolo e tutto il sito ilmessaggero.it
1 Anno a 9,99€ 89,99€
oppure
1€ al mese per 6 mesi
L'abbonamento include:
- Accesso illimitato agli articoli su sito e app
- La newsletter del Buongiorno delle 7:30
- La newsletter Ore18 per gli aggiornamenti della giornata
- I podcast delle nostre firme
- Approfondimenti e aggiornamenti live
«Per non farla soffrire le ho inferto tre o quattro colpi all’altezza del collo. Il coltello è caduto a terra davanti al divano». Con queste parole, la settimana scorsa Alessandro Impagnatiello raccontava di come aveva ucciso la fidanzata incinta di sette mesi. Ma ancora una volta, il barman mentiva. A smascherare l’ennesima bugia è stato l’esame autoptico eseguito ieri sul corpo: Giulia Tramontano è stata ammazzata con almeno 37 coltellate. Non si è difesa né divincolata. Non ne ha avuto il tempo. A differenza di quanto aveva raccontato l’uomo agli inquirenti, l’autopsia ha dimostrato che la 29enne non ha reagito. Un elemento, questo, che avvalora l’ipotesi che sia stata sorpresa alle spalle. Due dei fendenti, l’hanno raggiunta al collo, recidendole la carotide e l’arteria succlavia. Sono stati quelli fatali. Altri due, poi, le sono stati inferti alla schiena, un altro ancora le ha perforato un polmone. Giulia è stata colpita anche al volto, all’altezza del sopracciglio e non è da escludere che il killer abbia continuato a colpirla anche quando ormai era senza vita. Nulla di ciò che aveva raccontato Alessandro, confessando la dinamica del delitto, corrisponde alla realtà. A partire dall’improbabile versione secondo cui lei avrebbe cominciato a ferirsi da sola. La ragazza è morta lo scorso 27 maggio nel salotto del loro appartamento a Senago, nel Milanese. Da allora, l’uomo ha fatto di tutto per insabbiare le prove e depistare le indagini, andando lui stesso in caserma a denunciare la scomparsa della fidanzata il giorno seguente. Un castello di menzogne che, però, ha retto solo pochi giorni, facendo presto finire il 30enne nel carcere di San Vittore.
AGGRAVANTE DELLA CRUDELTÀ
Lo sconvolgente numero di coltellate è indice di un accanimento e di una furia che sembrerebbero spianare la strada verso l’aggravante della crudeltà, già contestata dai pm e respinta dal gip che ha convalidato il fermo.
I NODI DA CHIARIRE
Sono ancora molti i dubbi da chiarire sulla violentissima morte di Giulia. Tra questi, anche l’ora esatta, che l’autopsia non ha potuto determinare. I due tentativi di Alessandro di bruciare il corpo – prima nella vasca da bagno con dell’alcol e poi in garage utilizzando della benzina – hanno coperto le tracce utili a datare precisamente il decesso. Secondo il procuratore aggiunto Letizia Mannella e il sostituto procuratore Alessia Menegazzo, che coordinano le indagini, l’omicidio sarebbe stato commesso tra le 19,05 e le 21. La Procura, intanto, ha dato il nulla osta alla sepoltura della salma: la speranza della famiglia, «tramortita da questo dolore» è che i funerali possano celebrarsi «entro la metà della prossima settimana», come ha spiegato il legale Cacciapuoti. Il papà di Giulia era presente ieri all’obitorio.
Leggi l'articolo completo
su Il Messaggero