Giorno Memoria, traditi e venduti ai nazisti per poche lire: le loro storie nelle pietre d'inciampo

Gli uomini valevano cinquemila lire, le donne tremila e i ragazzini 1500, ma Emma Di Porto, come racconta la pronipote Micaela Pavoncello, «fu venduta a 400 lire, a prezzi...

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Gli uomini valevano cinquemila lire, le donne tremila e i ragazzini 1500, ma Emma Di Porto, come racconta la pronipote Micaela Pavoncello, «fu venduta a 400 lire, a prezzi ribassati, perché a 55 anni era già anziana, non abile al lavoro». A ricordarla una pietra d’inciampo bella lucida, messa nei giorni scorsi alla Garbatella «con una cerimonia molto toccante, c’era tanta gente, perfino il sindaco, adesso finalmente mi pare che nonna sia tornata a casa», dice Micaela, 45 anni, davanti al Lotto 31 di via Roberto de Nobili. Altra vita scorre oggi nella palazzina in cui viveva Emma Di Porto, di religione ebraica, nata a Roma il 25 marzo del 1889 e sposata con Sabato Mosè Pavoncello da cui ebbe otto figli. Per la Giornata della Memoria ha avuto il suo riconoscimento accanto ad altre decine di ebrei, cattolici, partigiani, carabinieri, poliziotti, rom, disabili che hanno trovato la morte nei campi di concentramento. Ogni anno, grazie all'associazione culturale arteinmemoria, che ha portato in Italia l'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig, si aggiungono altri nomi e altre storie.




(Servizio di Francesca Nunberg e Laura Larcan. Video e montaggio Francesco Toiati e Paolo Pirrocco) Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero