Giada Russo, morta per uno schianto in Porsche contro l'albero: condannata dopo 5 anni l'amica Martina Mucci. Guidava senza patente

Secondo l'accusa, Martina Mucci, allora 19enne e amica della vittima, guidava con una patente falsa

Giada Russo, morta a 21 anni in uno schianto contro l'albero: arrestata l'amica Martina Mucci al volante
Prima la Porsche presa a noleggio, poi lo schianto a 130 km/h contro un albero sulla strada statale 1 Via Aurelia, all'altezza di Castagneto Carducci, in provincia di...

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Prima la Porsche presa a noleggio, poi lo schianto a 130 km/h contro un albero sulla strada statale 1 Via Aurelia, all'altezza di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno. Così, nella notte tra il 23 e il 24 settembre 2017 era morta Giada Russo, una giovane di 21 anni residente nel comune di Rosignano Solvay, poco distante dal luogo della tragedia stradale. 

Quasi sei anni dopo l'impatto fatale, è stata condannata un'amica della vittima. Ad oggi, l'unica imputata per la sua morte: si tratta di Martina Mucci, allora 19enne, residente a Cecina. Il motivo? Guidava con una patente falsa. 

Lo ha stabilito la corte di Appello di Firenze, a seguito del processo intentato nei confronti della giovane per omicidio stradale e falso materiale. Dopo la sentenza dei giudici, la 25enne è stata trasferita nel carcere "Don Bosco" di Pisa, dove sconterà una pena di 4 anni e 8 mesi di reclusione.

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La tragedia

La sera del 23 settembre 2017, Mucci aveva prima noleggiato l'auto, una Porsche 911 Carrera, e poi si era messa al volante, con l'amica Giada seduta sul lato del passeggero. Dopo lo schianto e l'arrivo dei soccorsi, per la 21enne non c'era stato nulla da fare. La cecinese, invece, era stata miracolosamente estratta viva dalle lamiere. E poi trasportata in ospedale. 

L'allora 19enne era già nota alle forze dell'ordine per qualche reato contro il patrimonio. Poi, dopo l'incidente mortale, i carabinieri di Donoratico avrebbero scoperto anche che era solita noleggiare auto sportive di grossa cilindrata, con licenza di guida fasulla. Fino al tragico epilogo. 

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Il Messaggero