Frode milionaria con false fatture: usavano clochard come prestanome

Frode milionaria con false fatture: usavano clochard come prestanome
Un clochard che vive in una tenda nella zona di Gianturco, alla periferia di Napoli, risultava “responsabile" è di un giro milionario di fatture false....

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Un clochard che vive in una tenda nella zona di Gianturco, alla periferia di Napoli, risultava responsabile" è di un giro milionario di fatture false. L'uomo è uno degli indagati nell'inchiesta che ha portato alla scoperta di una maxifrode fiscale transnazionale: l'organizzazione criminale reclutava prestanome tra persone indigenti, spesso disperate, che per un centinaio di euro accettavano di firmare documenti assumendosi la titolarità fittizia degli affari simulati, allo scopo di evadere l'Iva. 


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«L'esercito dei morti di fame», come lo chiamava uno dei componenti della banda, era un elemento chiave nelle attività illecite. Terreno di caccia, come risulta dalle indagini, era per esempio il treno Napoli-Roma dove numerosi venditori di fazzolettini sono stati nel tempo avvicinati e convinti a prestarsi al gioco illecito. Una volta - ha raccontato uno dei prestanome - all'uscita della stazione partenopea c'era già un'auto ad attenderli: nel giro di qualche ora dopo due tappe, prima dal notaio per la costituzione della società e poi in banca per intestarsi un conto corrente, venivano scaricati in strada con un compenso di 100 euro. Altre zone di reclutamento di '
“teste di legno" erano i bar e i luoghi frequentati da senzatetto e alcolisti. Nelle maglie dell'organizzazione erano finite anche persone di elevato livello sociale, cadute economicamente in disgrazia: rappresentavano i volti più presentabili, utilizzati per la titolarità di società fittizie destinate a durare qualche giorno in più rispetto alle altre. L'organizzazione si basava anche sull'apporto di colletti bianchi" esperti in finanza, per sostenere e modificare la rete a secondo delle esigenze, oltre che di ingenti capitali di provenienza illecita. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero