Un regalo della Regione Lombardia alla Lega, che su Film commission aveva un controllo ferreo. I movimenti finanziari agli atti dell'inchiesta della procura di Milano sulla...
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Lega, il bando ad hoc per il consulente amico e quei conti in Svizzera
INGENTE EROGAZIONE
Cristina Cappellini, ex assessore alla cultura lombarda sentita il 25 luglio, racconta ai pm di essersi «meravigliata» per quell'ingente erogazione dal Pirellone, perché Film commission «faceva poco e gli altri enti avevano ottenuto finanziamenti comparativamente inferiori». All'epoca a guidare la giunta era Roberto Maroni ed è lui ad affidare la presidenza ad Alberto Di Rubba, attuale direttore amministrativo della Lega al Senato finito agli arresti domiciliari. «Era uomo di stretta fiducia di Salvini, faceva parte del suo entourage. Il suo nome me lo fa Giulio Centemero», il tesoriere della Lega, mette a verbale Cristina Cappellini. Ma a firmare le carte ereditate dal suo predecessore per l'acquisto del capannone è il nuovo presidente di Film commission, Giuseppe Farinotti (non indagato). La sua nomina, nel 2018, è singolare. «Sono in pasticceria e sto leggendo un articolo su Salvini. Alzo gli occhi dal giornale e me lo trovo davanti con il suo staff. Io gli dico: Ma sono su scherzi a parte?, perché mi sembra una circostanza abbastanza insolita. E lui, testuale: Di uno come te avremmo bisogno come il pane». Detto fatto. «Mi chiama il governatore Attilio Fontana, mi invita al Pirellone. Vado al trentacinquesimo piano, quello della presidenza. Vengo ricevuto da Fontana e da Giulia Martinelli, che è la sua assistente principale e l'ex moglie di Salvini. Attilio Fontana mi dice: Noi la conosciamo, poi aggiunge che mi vorrebbe affidare la presidenza. Ho dedotto che sia stato Salvini a dire a Fontana di propormi per questo ruolo». Insomma, nella Film commission non si muove passo senza il benestare della Lega e la Regione Lombardia, emerge dalle carte, è il braccio operativo. Così arriva in Film commission Di Rubba che, afferma Cappellini, «doveva mettere a posto i conti della Lega». In cattive acque al punto da incaricare Michele Scillieri, uno dei commercialisti di fiducia del Carroccio arrestati, «di vendere la sede di via Bellerio», riferisce il presunto prestanome Luca Sostegni. «Ricordo che c'era fretta di concludere l'operazione perché, trattandosi di un immobile di proprietà della Lega Nord, si correva il rischio del sequestro dalla Procura di Genova, in relazione alle indagini per la truffa sui rimborsi elettorali». I pm di Milano stanno indagando per capire se i contabili delle Lega Di Rubba e Manzoni, ai domiciliari da cinque giorni, raccogliessero fondi neri per il partito. «Mi suona strano che su vicende di questo genere chi era sopra di loro non ne sapesse nulla», insinua Sostegni.
Fondi della Lega, nell'inchiesta spunta fiduciaria a Panama
BREAKFAST
Tra le segnalazioni di movimenti finanziari sospetti arrivati sul tavolo dei magistrati spicca «l'anomala operatività» sul conto dello studio del notaio Mauro Grandi, che ha perfezionato la vendita del capannone di Cormano. Il 5 maggio 2018 ha ricevuto un bonifico di 18,7 milioni dallo studio notarile di Angelo Busani, il cui nome emerge nell'inchiesta Breakfast di Reggio Calabria sulla presunta distrazione dei fondi della Lega. Lo stesso giorno parte l'ordine di due bonifici transnazionali per una cifra analoga verso Basilea in favore di Bailican Ltd e Merchant trust.
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Il Messaggero