Festa del papà, perché in Italia si festeggia il 19 marzo e quali dolci si mangiano regione per regione

Festa del papà, perché in Italia si festeggia il 19 marzo e quali dolci si mangiano regione per regione
Non tutti sanno che la festa del papà viene sì celebrata in quasi tutto il mondo, ma ogni Paese la declina in base alla sua storia e alle sue tradizioni. Per questo...

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Non tutti sanno che la festa del papà viene sì celebrata in quasi tutto il mondo, ma ogni Paese la declina in base alla sua storia e alle sue tradizioni. Per questo non esiste un’unica data condivisa in cui viene festeggiata.

La festa del papà nasce in America e la prima celebrazione non ufficiale si tenne a Spokane, Washington, il 19 giugno 1910. Però nel resto del mondo ha date e tradizioni diverse. La prima Festa del papà risale al 19 giugno 1910, proprio il giorno del compleanno del signor Dodd. È diventata festa nazionale nel 1972, con il presidente Richard Nixon che ha designato la terza domenica di giugno come la Festa del papà.

Perché in Italia si festeggia il 19 marzo

In Italia, la festa del papà cade il 19 marzo perché, secondo la credenza, è il giorno in cui morì San Giuseppe, padre putativo di Gesù. Il culto di San Giuseppe era già praticato nell’Alto Medioevo, ma nel Trecento si cominciò a osservare la sua festa il 19 marzo, anche in Occidente. Fu papa Sisto IV a inserire la festività nel calendario romano, nel 1479. Mentre nel 1871, considerando San Giuseppe una figura paterna positiva - incarna infatti la figura di papà buono, modello di vigilanza e provvidenza -, la Chiesa Cattolica lo proclamò protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa Universale.

I dolci

Dire zeppola in Italia significa fare riferimento a una miriade di dolci tipici, presenti soprattutto nelle regioni del Sud Italia. In Campania, e in special modo a Napoli, per il 19 marzo si preparano le zeppole di San Giuseppe (chiamate anche sfinci), una sorta di bigné di pasta choux cotti al forno oppure fritti, quindi ripieni di crema pasticcera sopra la quale viene appoggiata un’amarena sciroppata. La leggenda attribuisce l’origine alle suore di due diversi conventi napoletani: quelle di San Gregorio Armeno, quelle della Croce di Lucca e quelle dello splendore. Sia come sia, la prima ricetta scritta è del 1837, quando Ippolito Cavalcanti la inserì nel suo Trattato di cucina napoletana.

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Il Messaggero