Permessi premio al killer di Fabiana Luzzi, il Guardasigilli invia gli ispettori

Permessi premio al killer di Fabiana Luzzi, il Guardasigilli invia gli ispettori
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha incaricato l'ispettorato del ministero di compiere le opportune verifiche sul caso dei permessi concessi a Davide Morrone,...

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Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha incaricato l'ispettorato del ministero di compiere le opportune verifiche sul caso dei permessi concessi a Davide Morrone, condannato per l'assassinio di Fabiana Luzzi, uccisa e bruciata viva il 24 maggio del 2013 a Corigliano, in provincia di Cosenza. A chi ha potuto sentirlo, Bonafede ha mostrato di essere rimasto umanamente colpito dalla vicenda.


«Come ministro della Giustizia non entro nel merito della valutazione del singolo caso, posso dire che come sempre, quando ho notizia di una possibile anomalia, attivo l'ispettorato e l'ho fatto anche in questa occasione». Così il guardasigilli  Bonafede, a margine del Consiglio Ue, risponde a Mario Luzzi, il padre di Fabiana, la sedicenne bruciata viva, che nei giorni scorsi gli aveva scritto per per protestare contro i permessi premio concessi all'assassino della figlia, esprimendogli «vicinanza».


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«Per me qualsiasi segnalazione arrivi dal territorio merita di essere approfondita - spiega Bonafede -. C'è la separazione dei poteri, ne sono perfettamente consapevole e sono rispettoso di un principio che è importante per la nostra democrazia. Ma i cittadini soprattutto quanti hanno subito gravi ingiustizie, devono sapere che lo Stato gli è vicino, e che è anche attento nel tenere gli occhi sempre aperti su tutto quello che accade nella macchina della giustizia». Il guardasigilli aggiunge: «Cerco sempre di dimostrare totale vicinanza ai familiari delle vittime di reati violenti, e in questo caso non posso che rispondere dicendo che c'è totale vicinanza e disponibilità da parte mia, come ho già fatto in altre occasioni, all'incontro con questa famiglia». «Queste famiglie che subiscono perdite per reati così violenti ed efferati - conclude - hanno diritto a sentire lo Stato al loro fianco».
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Il Messaggero