Mentre l'Italia cerca di voltare pagina, lasciando alle spalle il periodo di lockdown, c'è chi, ancora, combatte, ogni giorno contro il Coronavirus. Lo raccontano i...
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Poi è arrivata la conferma dei medici, che dava inizio alla quarantena obbligatoria in casa (con tanto di delibera del sindaco). Da allora, di tampone ne ha dovuti fare 8. E c'è stata persino l'illusione della guarigione: «Un tampone era negativo». Ma poi è arrivata la doccia fredda: quello subito dopo, era di nuovo positivo. Anche la madre e il padre hanno contratto il virus, ma ne sono usciti molto prima e, per fortuna, senza conseguenze serie. E così, adesso, Lorenzo è in isolamento, a Città di Castello. Studia, cerca di avvantaggiarsi per gli esami universitari, ma non è facile: perché la prima terapia per affrontare il virus deve essere la pazienza. «Vivere così per due mesi è un'esperienza che non auguro a nessuno – dice – Cerco di fare un po' di attività fisica, per passare il tempo. Nulla di paragonabile rispetto ai sei, sette allenamenti settimanali. Rimanere 60 giorni in casa è alienante: ti senti di stare in un altro mondo». E poi, come ha scritto in un post su Facebook, anche un lutto, arrivato quando non era possibile celebrare i funerali: la nonna di Lorenzo è scomparsa, per un brutto male. Nessun corteo, nessuna cerimonia, ma soltanto una videochiamata tra famigliari: «Ma avremmo voluto essere vicini a mio nonno, che ha perso la moglie dopo 50 anni di matrimonio». Lorenzo, viste le difficoltà che sta incontrando, vuole anche lanciare un appello ai giovani, ai suoi coetanei, a chi pensa che il virus sia stato sconfitto: «Stiamo attenti. Vi assicuro che anche se non ci sono gravi problemi fisici, non si passa un bel periodo - racconta - Devo restare sigillato in casa, e non è facile. Il coronavirus è subdolo, non va inteso solo come una malattia fisica: ma è anche complessa da gestire mentalmente. Sapere di essere positivi e non sapere quando si guarirà. Cerchiamo di prestare sempre la massima attenzione e di fare ognuno la sua parte». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero