«È vero. Ho pianto. Ho faticato, ho combattuto, e alla fine ho pianto. Hanno accostato le mie lacrime ad altre lacrime: le hanno riportate ad un genere, quello...
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«Chi le teme, o chi non ne comprende il senso e la forza, ha perso di vista il carattere più importante dell'umano: la coscienza delle cose, quant'è prezioso mostrarsi vulnerabili. Se abbiamo perso di vista questo, se non sappiamo più riconoscere cosa significa il pianto di chi crede in quello che fa, è preoccupante. Più di ogni battaglia, vinta o persa che sia», scrive ancora Bellanova.
«La forza delle donne, ed anche di molti uomini, è proprio saper piangere: non esiste un »pianto di genere«, perché l'unico genere capace di pianto è quello umano. Le donne qui non c'entrano nulla: c'entrano coloro che ogni giorno portano avanti le battaglie in cui credono, magari impopolari ma giuste. Quelli che avanzano il cuore senza bisogno di calcolare le distanze. Spostano la notte più in là. E credono nella politica che guarda in faccia i problemi che attendono risposte», conclude Bellanova.
«Le lacrime della Bellanova come quelle della Fornero? La Fornero piangeva perché chiedeva sacrifici, Teresa Bellanova ha pianto perché ha annunciato il riconoscimento di nuovi diritti. Lacrime diverse, comunque la si pensi lacrime di donne che ci mettono l'anima». A scriverlo su Twitter è Myrta Merlino, commentando le lacrime del ministro Teresa Bellanova ieri nell'annunciare la regolarizzazione dei lavoratori immigrati impiegati in agricoltura.
Il Messaggero