Minimo un metro e mezzo da un’altra persona se stai per strada o in un locale chiuso; dai due ai cinque metri se invece poltrisci in spiaggia tra un ombrellone e...
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Al di là infatti dell’app Immuni, che segnalerà la presenza di positivi, anche asintomatici, in tutto il mondo si sperimentano dispositivi per lo più sonori che indicano se il distanziamento sociale previsto non è garantito. Si va dai braccialetti alle app, ma non solo. Ad esempio all’Urp e all’Anagrafe del Comune di Modena si sta sperimentando un software che si basa sull’intelligenza artificiale che aiuta a mantenere le distanze rispettando la privacy. Ma anche a Roma una società, il Gruppo Fiorentini con 200 addetti, sta sperimentando una sorta di braccialetto elettronico.
IL SOFTWARE/1
Lo hanno creato una trentina di ingegneri informatici dell’Università di Modena e Reggio Emilia. «Attraverso un occhio digitale - spiega la professoressa Rita Cucchiara responsabile del progetto, che presenterà il software a Seattle il mese prossimo - si monitora la sala e si analizzano le distanze tra le persone, disegnando una linea virtuale tra i soggetti. Man mano che quei soggetti si avvicinano la linea cambia colore. E si passa dal grigio al rosso, se ci si avvicina troppo. Quando più persone rimangono per un certo periodo di tempo vicine, scatta un allarme vocale». Una voce automatica risuona nella stanza e avvisa l’utenza: «Si prega di mantenere la distanza di sicurezza, grazie». In realtà il software non è nato per il distanziamento sociale post-Covid: «Fa parte di un progetto di rilevante interesse nazionale finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca, che si chiama Preview. In qualche modo, avevamo già un software pronto per poterlo riconfigurare in questo modo».
IL SOFTWARE/2
A Genova, invece, ha preso il via un’altra sperimentazione, quella tra l’Aeroporto di Genova e Istituto Italiano di Tecnologia che stanno testando il «Social distancing». Questo è il nome del software che, utilizzando le telecamere del sistema di sorveglianza, genera una mappa dell’ambiente e circoscrivere un raggio intorno a tutte le persone, segnalando quando sono troppo vicine. Il software è stato creato dal gruppo di ricerca Pavis ( Pattern Analysis & Computer Vision) di Istituto italiano di tecnologia che, con il coordinatore del progetto, Alessio Del Bue, ottimizzerà il programma con il supporto del personale dell’aeroporto. Sempre grazie agli algoritmi di Intelligenza Artificiale, la privacy di passeggeri e addetti aeroportuali sarà garantita. «In breve metteremo a frutto la nostra attività di ricerca - ha detto Giorgio Metta, direttore scientifico IIT - Una volta validato il sistema, lavoreremo per la sua industrializzazione anche in collaborazione con le aziende in modo da renderlo disponibile per tutte le realtà che ne avranno bisogno».
IL BRACCIALETTO
Molto più modaiolo è il braccialetto messo a punto dai ricercatori dell’Istituto italiano di tecnologia che suona quando non si rispettano le distanze minime fra le persone. “iFeel-You”, questo il nome dello smartband destinato a diventare il gadget dell’estate, sfrutta i risultati di ricerca ottenuti nell’ambito del progetto europeo An.Dy dedicato anche allo sviluppo di una tuta sensorizzata capace di monitorare alcuni parametri del corpo umano. Il prototipo è stato realizzato dal gruppo di ricerca Dynamic Interaction Control Lab, coordinato da Daniele Pucci: il braccialetto emette un segnale radio, quando due si trovano vicini vibrano emettendo un segnale di allerta e facilitando il rispetto della distanza di sicurezza. Non solo: il dispositivo può volendo anche memorizzare l’identificativo del braccialetto vicino, dando così la possibilità di ricostruire, se necessario, i contatti con una persona risultata positiva al coronavirus. La Liguria pensa di farlo diventare obbligatorio soprattutto in spiaggia mentre in Lombardia una scuola d’infanzia del Varesotto, sta pensando di adottarlo per la ripresa dell’anno scolastico.
I GILET
Il concetto è lo stesso per “Smart proximity” della società Engineering o “Safety Bubble device” della marchigiana Vesta sviluppatasi all’interno del Polihub di Milano. Proprio quest'ultimo device ha fatto il suo debutto negli stabilimenti del Gruppo Fiorentini, azienda romana dell’edilizia con oltre 200 dipendenti. Un device che ha ricevuto l’approvazione anche di sindacati e lavoratori.
O ancora della Labby Light della giovane startup di Bari MetaWellness. Sono tutti dispositivi sonori o luminosi che avvertono del mancato rispetto della distanza di sicurezza. Un meccanismo già in uso in Austria ad esempio nell’industria Linde, a Vienna, dove i dipendenti indossano dei gilet con delle bande che si accendono, vibrano o emettono un avviso sonoro se non si rispettano le distanze di sicurezza imposte dal governo per la riapertura delle aziende.
L'APP
È stata denominata direttamente “Distantia”, l’app realizzata dagli studenti Fabrizio Billeci, Giuseppe Criscione e Marcello Maugeri. I tre hanno risposto alla chiamata tecnologica dei docenti di Informatica del Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Catania Sebastiano Battiato e Filippo Stanco (delegato alla Comunicazione). Una volta installata sul proprio cellulare, consente di rilevare automaticamente tramite il segnale Bluetooth, la presenza di altri dispositivi, segnalandone con un apposito segnale sonoro l’eventuale eccessiva vicinanza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero