Fase 2: in spiaggia 5 metri, 2 dal barbiere. La nostra vita a distanza

Basta sintonizzarsi su una tv straniera per capire che all’estero, persino nella Francia dove “comanda” solo lo Stato ma che è divisa in due zone con...

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Basta sintonizzarsi su una tv straniera per capire che all’estero, persino nella Francia dove “comanda” solo lo Stato ma che è divisa in due zone con norme sanitarie diverse, regna una gigantesca confusione sulle regole con le quali affrontare le riaperture. In Gran Bretagna, ad esempio, non è neanche chiaro se in metropolitana sia obbligatoria la mascherina.

In questo contesto l’Italia non poteva non distinguersi. Ci stiamo infilando in un gigantesco groviglio di macro-leggi e micro-ordinanze statali, regionali e comunali che rischia di aggravare i danni provocati dal Covid.
 
L’emblema di questa fase - cavalcata da politica, categorie e media - rischia di essere la “guerra del metro”. Ormai tutti sappiamo che ovunque - anche nelle fabbriche - dobbiamo rispettare il metro di distanza fra le persone. L’Inail però trasferendo questa norma ai ristoranti ha parlato di 4 metri quadri per ogni cliente. E’ un metro per ogni lato, il che vuol dire che fra due tavoli occupati non ci possano essere che due metri di distanza. E’ matematica. Ma questa prescrizione è giudicata inaccettabile da politici regionali e dai ristoratori.
Il caos si aggrava se si pensa che i metri di distanza fra due poltrone di una barberia devono essere 2. L’obiettivo è lasciare spazio a due operatori per tagliare i capelli ai clienti in sicurezza ma non tutti lo capiscono.

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Se poi si passa alle spiagge il caos è totale. Perché per l’Inail lo spazio fra gli ombrelloni deve essere di 5 metri ma per alcune Regioni di 4 e per altre di 3. E poi c’è il caso delle messe. Per le funzioni religiose il principio di precauzione ha spinto gli epidemiologi a prevedere una distanza ancora diversa per i fedeli: un metro e mezzo l’uno dall’altro. La logica è comprensibile perché, per quanto grandi e sanificate, le Chiese sono luoghi chiusi e le persone stanno vicine per lungo tempo. Ma la valanga di regole diverse fra loro non aiuta né i cittadini né chi dovrà controllare. Peccato. Anche perché una regola gli italiani hanno già dimostrato di essersela data: tornare a vivere liberi e a divertirsi ma con buon senso, senza mettere in pericolo la sicurezza propria e della comunità.



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Il Messaggero