Lontano per un giorno, solo fisicamente, dalle questioni romane e dalla crisi in corso, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella coglie l'occasione di un anniversario...
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«Mai più è la consegna - ha ammonito - che deve accompagnare ogni giorno il nostro essere cittadini, i comportamenti della vita quotidiana» perché «la storia ci insegna che, di fronte alla barbarie, interi secoli di civiltà possono essere annientati in un istante». Un richiamo netto, quello di Mattarella, contro il nazismo e il fascismo. Ma anche un rinnovato, nobile, assist al valore dell'Europa unita. Inpiù c'è il dovere di dare un segnale istituzionale evidente: evitare fughe indietro nella storia. Il Presidente invita a praticare «memoria e verità» che «sono alla base delle democrazie», puntualizzando che le stragi di civili lungo la linea Gotica, furono azioni di «disumanità e terrorismo di Ss e brigatisti neri repubblichini» insieme.
Tuttavia, Mattarella rende merito ai popoli di Germania e Italia di aver «saputo riprendere in mano il proprio destino e risalire gli abissi» del nazifascismo, contribuendo a costruire l'Unione Europea, uno dei più grandi spazi di libertà al mondo.
Un discorso che riporta ai fondamentali della Costituzione e della nascita della stessa Ue. A Fivizzano c'era anche il presidente della Repubblica federale tedesca, Frank-Walter Steinmeier. «È difficile parlare qui, ai superstiti e discendenti dell' eccidio di Vinca - ha detto parlando in italiano - Oggi da presidente federale tedesco sono davanti a voi e provo solo vergogna, vi chiedo perdono per i crimini perpetrati per mano tedesca, la nostra responsabilità è senza fine».
Anche Steinmeier ha parlato di Europa e dei pericoli che potrebbero minarla: «La nostra comune Europa poggia su una promessa: mai più nazionalismo sfrenato, mai più razzismo, mai più denigrazione e violenza. Dobbiamo lottare per la libertà e la democrazia, per i diritti dell'uomo e dell'umanità». Punto di partenza, una «memoria condivisa». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero