Doppio cognome al via, neo-mamme spiazzate. «Meglio la tradizione, ce ne basta uno solo»

Il primo caso in provincia di Lecce: è una bimba nata la sera del 2 giugno

Doppio cognome al via, neo-mamme spiazzate. «Meglio la tradizione, ce ne basta uno solo»
ROMA Il bimbo piange e il doppio cognome spiazza le neo mamme. Per molte di fatto un non problema, per altre un desiderio forte covato da tempo. Una svolta. Di cui si vedranno...

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ROMA Il bimbo piange e il doppio cognome spiazza le neo mamme. Per molte di fatto un non problema, per altre un desiderio forte covato da tempo. Una svolta. Di cui si vedranno davvero gli effetti solo più avanti, quando la scelta sarà la normalità e non una sorpresa, una novità da decodificare, metabolizzare, motivare, per ora rinviare.


Intanto in provincia di Lecce è stato festeggiato in pompa magna il primo neonato, con doppio cognome registrato all'Anagrafe del proprio comune di residenza: quello di mamma e poi quello di papà. La bimba è venuta alla luce a tarda sera il 2 Giugno nel reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale Vito Fazzi dove i genitori hanno improvvisato una piccola festicciola per omaggiare la nascita e il piccolo primato in compagnia di tutta l'equipe medica. Il primo caso nel Salento uno dei primi in Italia, almeno all'indomani della sentenza della Consulta del 27 aprile scorso, pubblicata martedì, che prevede il doppio cognome «del padre e della madre» dichiarando incostituzionale il fatto che ci fosse finora l'attribuzione automatica ai figli del cognome paterno.

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Ma in generale ha vinto la tradizione, una rivoluzione non si fa in due giorni e laddove è riuscita era voluta e stabilita da molto più tempo, dietro il cognome di mamma e papà c'era molto altro, storie, promesse, ricordi, propositi. Voglia di cambiare. Difficile da quantificare, all'indomani di un diktat. Prendiamo Roma, dove molte donne da anni si sono imbarcate dietro consenso del marito in una estenuante trafila burocratica per ottenere il doppio cognome. Una svolta già iniziata, che la sentenza della Cassazione ha solo reso più semplice e automatica per le nuove generazioni ma non retroattiva.
LE DISTACCATE
Al Fatebefratelli-Isola Tiberina due mamme dimesse ieri hanno scelto alla fine serenamente di rimanere nella tradizione pur apprezzando la novità. Chiara Angeletti spiega: «Sono una mamma vecchio stile, abbiamo deciso di dare a Tommaso, nato il primo giugno, solo il cognome del papà anche se reputo giusta la possibilità di poter scegliere. Per me era giusto continuare a portare avanti il cognome della nostra famiglia, molti parenti e amici mi hanno chiesto cosa avrei fatto c'era un bel marasma intorno a me, credo che le nuove generazioni sceglieranno tutti questa formula non vedevano l'ora, compresa mia sorella di 20 anni che ha un po' insistito. Ma io ho 31 anni con il mio compagno sto insieme da tanto tempo, un rapporto consolidato, finché va tutto bene... il cognome può essere il suo».

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Donne prese da altre questioni, anche A.F. anche lei appena tornata a casa dal Fatebenefratelli con la sua Emma. «Sono assolutamente a favore - esordisce - ma noi non abbiamo scelto il doppio cognome, abbiamo fatto il prericonoscimento perché non siamo sposati all'Anagrafe e già lì prima della sentenza ce lo avevano chiesto, ma già abbiamo un altro figlio di 4 anni e abbiamo preferito lasciar stare». Nella casa di cura Santa Famiglia esiste uno sportello dedicato alla registrazione del cognome e una attenzione particolare viene data ai genitori che esprimono di dare attraverso un modulo il doppio cognome ai figli. «C'è una grande percentuale di coppie di fatto che sceglie il doppio cognome - spiega Donatella Possemato, direttrice della casa di cura - mentre per le coppie sposate spesso la scelta si realizza quando la donna riveste una posizione di rilievo o è una donna dello spettacolo. Abbiamo di recente avuto il caso di Giorgia Cannone infermiera al San Carlo di Nancy e il compagno Massimiliano Magnetta hanno registrato la loro piccola come Olivia Magnetta Cannone, per dare futuro al cognome della mamma che altrimenti non avrebbe avuto discendenza».

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Il Messaggero