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Un vertice in Procura per dare inizio all’inchiesta sul dramma - l’ennesimo - che si è abbattuto sabato scorso sul comune di Casamicciola. Siamo ai piani alti, quando i magistrati titolari dell’inchiesta incontrano i carabinieri forestali, con un obiettivo preciso: delimitare l’area nella quale verranno messi in campo controlli e verifiche, atti irripetibili (a mo’ di incidente probatorio) per accertare responsabilità e dinamica della voragine che ha devastato la vita di almeno 12 persone. Ma quello degli atti irripetibili è solo uno degli aspetti dell’inchiesta condotta a Napoli.
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C’è un filone investigativo che abbraccia altri due aspetti, destinati a rimanere strettamente intrecciati: la storia delle segnalazioni inascoltate - le 23 pec spedite dall’ex sindaco di Casamicciola Giuseppe Conte (che fanno i conti con la mole di sos indirizzate a unità di crisi e enti locali, ndr) -; ma anche il tragitto lento e tortuoso (se non addirittura involuto) di tre progetti di bonifica, che - destino beffardo - riguardavano le barriere da mettere in campo contro il crollo di quell’ammasso-killer di pietre e fango conosciuto sabato. Nessuna volontà da parte dei pm di sparare nel mucchio o di criminalizzare in modo sommario chi ha lavorato in questi anni sul caso Monte Epomeo, ma c’è voglia comunque di andare a fondo. Inchiesta condotta dal pm Stella Castaldo, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Simona Di Monte e della stessa procuratrice Rosa Volpe, si punta ad acquisire le carte e le testimonianze della storia dei tre progetti mancati: delle tre bonifiche mai andate in porto, rimaste clamorosamente al palo, nonostante ci fossero i soldi (e il tempo) per svuotare i canali, gestire gli alvei e creare dei sistemi di terrazzamento (modello Sarno) che avrebbero ridotto di gran lunga l’impatto di una sciagura naturale provocata dal cattivo tempo. Ma andiamo con ordine.
GLI ALVEI
C’è una prima tranche di denaro pubblico, che giace - almeno in gran parte - in una banca.
INTERVENTI A MONTE
È il secondo appalto, su cui c’è volontà di fare chiarezza: 3 milioni e 100mila euro per «un intervento a monte» del gigante Epomeo. Era un intervento mirato sul costone, sulla vegetazione che si era accumulata, sui massi ritenuti pericolanti. Anche in questo caso, il progetto ritorna sull’isola, di rimbalzo dalla Regione, che dispone che l’ente attuatore diventi il Comune di Casamicciola. Inutile dire che anche in questo caso, il progetto non decolla.
TERZO PROGETTO
L’ultimo capitolo di questa storia impegna 1 milione e 100mila euro, che avrebbero dovuto garantire interventi concreti proprio nel cosiddetto alveo La Rita, quello maggiormente interessato alla voragine di sabato mattina. Tre procedure, tre delibere, tre storie che ora meritano di essere approfondite. Ma c’è anche un altro aspetto che ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica. È il caso delle demolizioni degli edifici abusivi. Un trend in crescita sul territorio. Ecco i numeri: 61 demolizioni nel 2018; 121 nel 2019; 96 nel 2020; 84 nel 2021. Ed è possibile, alla luce di questi dati, anche fare un focus su Ischia, dove i numeri sono bassi anche se raddoppiano rispetto al primo novero di interventi sull’isola verde. Se dal 1996 al 2017 sono state fatte 10 demolizioni; dal 2018 al 2022, gli abbattimenti sono stati 20. Spiega l’avvocato generale Antonio Gialanella: «Vanno considerate le gravissime responsabilità delle pubbliche amministrazioni locali, che mai hanno vigilato computamente sui territori di rispettiva competenza per stroncare il fenomeno dell’abusivismo»; mentre un affondo investe anche la «politica nazionale che ha mandato irresponsabili segnali, almeno da parte di taluni, al popolo di costruttori abusivi, anche in occasione delle ultime consultazioni elettorali».
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Il Messaggero