MILANO Un anno e sei mesi di reclusione, con pena sospesa. Il gup del tribunale di Monza Patrizia Gallucci ha accolto il patteggiamento tra la procura di Monza e la difesa per la...
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«ERO NEL PANICO»
L’incidente è avvenuto un sabato mattina in via Galbussera a Vimercate, poco lontano dalla stazione degli autobus: Stacey Oledibe stava attraversando sulle strisce pedonali per raggiungere il liceo che frequentava e dove si stava recando anche l’investitrice. La diciannovenne, dopo il violento impatto, si è fermata ma poi, all’arrivo dei primi soccorritori, ha raggiunto la scuola dove la sua auto è stata trovata nel parcheggio con il parabrezza sfondato. La giovane automobilista è quindi stata ritenuta responsabile di omicidio stradale e omissione di soccorso ma senza l’aggravante della fuga in seguito all’incidente. L’investitrice si era rifugiata in classe, era in lacrime dopo aver raccontato a un insegnante e a un’amica quel che era successo. «Sono fuggita perché ero nel panico», ha confessato sotto il peso del rimorso e della consapevolezza, che piano piano, affiorava. Alcuni testimoni hanno riferito di averla vista aggirarsi vicino a Stacey prima di risalire a bordo dell’Opel Agila con il parabrezza distrutto, stringendo il cellulare in mano. Come se non si rendesse conto di quello che aveva fatto. A seguito dell’incedente la ragazza è diventata bersaglio di volantini, scritte sui muri, insulti su Facebook. «Ci vuole la legge del taglione», scrivevano alcuni. «Ti faremo fare la stessa fine», minacciavano altri. Aggredita dai cyberbulli per un lungo periodo ha lasciato la scuola e si è chiusa in casa, uscendo solo per andare dalla psicologa scortata da mamma e papà. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero