Diagnosi sbagliata, nuovi casi. «Tre tendini strappati nella spalla, nessuno se n'è accorto»

Nuove segnalazioni che riguardano ancora una volta il pronto soccorso dell'ospedale di Pordenone e quello di San Vito

Diagnosi sbagliata, nuovi casi. «Tre tendini strappati nella spalla, nessuno se n'è accorto»
PORDENONE - Continuano ad arrivare alla mail della redazione del Gazzettino di Pordenone (pordenone@gazzettino.it) le segnalazioni di persone che hanno avuto una disavventura nei...

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PORDENONE - Continuano ad arrivare alla mail della redazione del Gazzettino di Pordenone (pordenone@gazzettino.it) le segnalazioni di persone che hanno avuto una disavventura nei pronto soccorso della regione. In particolare, per proseguire con il filone di questi giorni, ossia le errate diagnosi in particolare di fratture non rilevate, abbiamo ricevuto tre lamentele che riguardano, ancora una volta il pronto soccorso dell'ospedale di Pordenone e quello di San Vito.

 


Caduta in moto

C'è da fare un passo indietro, esattamente al 5 giugno del 2022 quando a Fontanafredda cade in moto P.C. Un brutto volo al punto che l'uomo non riesce a muovere la spalla e gli fanno molto male le dita di una mano. Viene portato al pronto soccorso di Pordenone dove, proprio a causa della brutta caduta e dei dolori lamentati, gli viene fatta una lastra alla mano e alla spalla. Il referto parla chiaro: frattura del dito mignolo. L'uomo spiega al medico che il dolore più forte lo ha alla spalla. «Alla spalla noi non abbiamo rilevato nulla». Questa è la risposta secca. Due giorni dopo l'uomo, inviato dal medico di medicina generale, torna al pronto soccorso dove gli trovano anche la frattura del dito indice. Non è ancora finita. Visto che la spalla fa ancora malissimo si fa prescrivere, sempre dal suo medico, una risonanza magnetica per la spalla. Anche in questo caso l'esito è sconcertante: rottura di tre tendini e rottura massiva delle cuffie dei rotatori. Sempre tendini. P.C. è tornato all'ospedale a chiedere spiegazioni di quella prima diagnosi. «Mi sono sentito rispondere che al pronto soccorso non si fanno risonanze magnetiche. Non pretendevo tanto - conclude lo sfortunato motociclista - sarebbe bastato che mi avessero detto subito che dovevo farmela prescrivere dal mio medico. Mi sarei risparmiato settimane di dolore».

 


Il piede

È stata una vera e propria Odissea quella che è capitata a C.A. di Pordenone. L'otto di dicembre dello scorso anno si reca al pronto soccorso di Pordenone perchè ha un forte dolore al piede da alcuni giorni. Una volta arrivata le viene fatta una lastra sulla quale il medico, non era un ortopedico, scrive la diagnosi. Probabile contusione. Antidolorifici e antinfiammatori. I dolori, però, non passano e così il 28 di dicembre C.A. va a fare una risonanza magnetica prescritta dal medico di base. L'esito è una frattura al metatarso. A quel punto torna al Pronto soccorso e ritrova lo stesso medico della volta precedente che mette subito le mani avanti: purtroppo dalla lastra non si vedono queste fratture, le spiega e la manda a fare una visita dal fisiatra a Sacile. Durante la visita lo specialista le chiede se la frattura era mai stata vista da un ortopedico. «Ho risposto di no, perché era la verità - spiega la donna - e lo stesso fisiatra si è stupito. Adesso sono in malattia da 20 giorni e sto facendo le terapie che mi hanno prescritto». Ancora non è stata visitata da un ortopedico e le hanno consigliato di andare in forma privata.

 

 

Il perone

Anche I.P., residente a San Vito si è trovata davanti ad un bel problema. Si era procurata un brutto trauma al ginocchio e avendo dolori forti era andata al pronto soccorso sanvitese. Era lo scorso novembre. La diagnosi è stata: contusione. «Dopo un mese di zoppia e dolori vari - racconta lei stessa - ero anche rientrata al lavoro visto che era solo una botta, sono andata a farmi una risonanza magnetica». Il responso? Rottura al 50 per cento del legamento crociato anteriore, frattura alla testa del perone e vasto edema osseo perone e femore. Il recupero previsto è di 6 mesi. Ovviamente con terapie.

 

 

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Il Messaggero