Cutolo, quando il boss comandava in Campania: la residenza in un castello medievale

Cutolo, quando il boss comandava in Campania: la residenza in un castello medievale
Tra i segni che rappresentarono il potere di Raffaele Cutolo nella Campania degli anni Ottanta, il più incredibile fu probabilmente il suo castello. Un vero,...

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Tra i segni che rappresentarono il potere di Raffaele Cutolo nella Campania degli anni Ottanta, il più incredibile fu probabilmente il suo castello. Un vero, imponente palazzo nobiliare, il Castello Mediceo di Ottaviano, acquistato nel 1979 per la cifra di 270 milioni di lire. Quella residenza da signore d'altri tempi divenne il simbolo della forza, della sua autorità. Gli venne confiscato nel 1991 diventando, successivamente, di proprietà del Comune. Il capo della Nuova Camorra Organizzata, morto oggi nel reparto sanitario del carcere di Parma all'età di 79 anni (il più anziano detenuto in regime di 41bis) ha vissuto la maggior parte della sua vita in un penitenziario (è stato in carcere ininterrottamente dal 1979) ma finché visse in libertà progettò di andare ad abitare in questo edificio costruito originariamente in epoca longobarda ma poi sottoposto a molte ristrutturazioni in epoca medievale, e poi rinascimentale. Nella sua lunghissima storia il palazzo è appartenuto, tra gli altri, alla famiglia de' Medici (di qui il nome di Castello Mediceo) e anche al celebre condottiero del Quattrocento Fabrizio Maramaldo. Nel 1085 ospitò papa Gregorio VII in fuga. 

In realtà Cutolo non fece in tempo a trasferirsi nella regale residenza, anche perché venne arrestato poco dopo l'operazione di acquisto. Come ha raccontato in seguito l'imprenditore Adolfo Greco, accusato di essere il prestanome del boss, 'o Professore (così veniva chiamato a Napoli il capo camorrista) voleva quel palazzo per farci abitare i suoi genitori, che da giovani ne erano stati i guardiani alle dipendenze dei principi Lancellotti. Secondo la testimonianza di Greco, dal carcere Cutolo avrebbe mandato una cartolina alla mamma con la foto del castello e il messaggio: «Ora è di nuovo tuo».

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Il Messaggero