Una nuova intercettazione è stata depositata oggi dalla Procura nel processo a carico di cinque carabinieri per la morte di Stefano Cucchi. «Per me era un detenuto...
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«Questi vogliono arrivare ai vertici. Pensano che hanno ammucchiato (nascosto, ndr) qualche cosa, ma ci posso entrare io carabinericchio di sette anni di servizio a fare una così grande». Lo dice Francesco Di Sano, piantone alla caserma di Tor Sapienza, parlando al telefono con il cugino, l'avvocato Gabriele Di Sano, entrambi indagati nella nuova inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi. Si tratta di un'intercettazione depositata oggi dalla Procura nel processo a carico di cinque carabinieri.
«Per me era un detenuto come tutti gli altri - continua - io ho fatto più del mio dovere, l'ho fatto in maniera impeccabile, io ho eseguito un ordine in buona fede», aggiunge il carabiniere riferendosi all'annotazione sullo stato di salute di Cucchi che sarebbe stata modificata su ordine gerarchico. «Per un motivo 'X' hanno voluto cambiare l'annotazione - afferma - io questo non lo posso sapere.
«Dal pm io sono andato impreparato, con l'ansia perché lui ti intimorisce proprio» aggiunge nell'intercettazione Francesco Di Sano, parlando con il cugino avvocato, Gabriele. «Io non ho fatto nulla...ma il reato c'è per carità di Dio, risponderò di quello ma ripeto c'è la buona fede...per me sono identiche le due annotazione, cioè cambia solo la sintassi e loro mi dicevano 'no cambia nella sostanza perché è scomparso questo, i dolori al costato sono diventati dolori alle ossà» conclude il carabiniere. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero