Lazio zona gialla, allarme varianti. Spinella (Cnr): «Rischia fino a 4.000 casi al giorno»

«Ipotizziamo di non incrementare le misure di contenimento anti Covid per arginare la diffusione delle varianti: tra due mesi nel Lazio si conteranno circa 4.000 nuovi casi...

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«Ipotizziamo di non incrementare le misure di contenimento anti Covid per arginare la diffusione delle varianti: tra due mesi nel Lazio si conteranno circa 4.000 nuovi casi al giorno, in Italia 40.000». Il professor Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr, ha sviluppato un modello che utilizza un algoritmo che prevede l'andamento dell'epidemia e grazie al quale si era già accorto da settimane che la presenza delle varianti stava aumentando in modo anomalo in alcune regioni. In Italia, secondo le sue stime, sono apparse almeno due mesi fa (il riferimento è soprattutto a quella inglese).

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«Ci eravamo accorti - racconta - ad esempio di ciò che stava succedendo in Emilia-Romagna. Con il mio modello ho individuato le prime anomalie in poche regioni (Toscana, Umbria e Abruzzo).  Ecco, il Lazio, dove la situazione per fortuna non è così grave, le varianti secondo le nostre stime sono già il 40-50 per cento dei casi, dunque  rischia nelle prossime settimane di ritrovarsi nella stessa situazione». Secondo il professor Spinella, con la variante inglese ormai divenuta maggioritaria grazie a una velocità di trasmissione superiore del 40 per cento a quella iniziale, «il confinamento a livello locale è inefficace».

«Contro queste varianti è senz’altro più utile, se non necessario, un intervento con misure di contenimento a carattere omogeneo e nazionale». In assenza di contromisure adeguate, mantenendo il livello di mobilità attuale, tra meno di un mese i ricoveri saranno numericamente analoghi al picco della seconda ondata in autunno, «e i morti aumenteranno di almeno 1.300 unità nel Lazio». Però lei non tiene conto degli effetti benefici delle vaccinazioni. «Il mio modello li prevede, però certo al ritmo attuale. Se il Paese riuscirà ad accelerare allora la situazione può cambiare. Nel giro di 2-3 mesi, se a maggiori restrizioni uniremo una maggiore velocità delle vaccinazioni, allora vedremo diminuire i ricoveri e sarebbe già un primo risultato importante».

 

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Il Messaggero