Genova, morto un oculista del policlinico: salgono a 260 i camici bianchi vittime del Covid

Genova, morto un oculista del policlinico: salgono a 260 i camici bianchi vittime del Covid
Continua ad allungarsi la lista dei medici morti in Italia durante la pandemia di Covid-19, che conta ora 260 vittime. L'ultima è Sergio Saccà, 66 anni, medico...

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Continua ad allungarsi la lista dei medici morti in Italia durante la pandemia di Covid-19, che conta ora 260 vittime. L'ultima è Sergio Saccà, 66 anni, medico oculista dell'ospedale San Martino di Genova, morto in mattinata, dopo che da giorni era ricoverato nel reparto di rianimazione.

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l medico dell'ospedale San Martino di Genova Sergio Saccà è stato ricordato dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ieri sera all'inizio del consueto punto stampa sull'emergenza coronavirus. «Un abbraccio alla famiglia del dottor Saccà, oculista molto conosciuto nel mondo medico, che ha pagato un prezzo importante a causa della pandemia», ricorda Toti. 

Sergio Sacca’ era uno specialista molto noto e stimato, aveva 66 anni, lavorava da anni in ospedale come oculista e da giorni era ricoverato nel reparto di rianimazione del Monoblocco dopo che le sue condizioni era peggiorate. Le condizioni del professor Sergio Saccà, medico della Clinica Oculistica del policlinico San Martino di 66 anni, sono precipitate all'improvviso fino a che il suo cuore non ha smesso di battere. È il primo camice bianco del San Martino vittima della pandemia, il medico numero 260 in Italia a morire di Covid. «Spero che non dovremo piangere altri colleghi», esordisce Angelo Gratarola, direttore del Dipartimento Emergenza e Anestesia e Rianimazione, nel ricordarlo. «Veniva spesso in pronto soccorso, era un medico preparato che conosceva il suo lavoro come pochi». Saccà, siciliano d'origine ma genovese d'adozione, si era dato parecchio da fare in questi mesi per aiutare i colleghi ad affrontare l'emergenza, andando anche oltre a quelli che erano i suoi doveri. «Lo vedevo spesso in mezzo ai pazienti, la sua scomparsa addolora tutti noi», conclude Gratarola.

 

 

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Il Messaggero