«Il mio viaggio a bordo della Costa Diadema in giro per il mondo per domare il coronavirus»

La Costa Diadema attraccata a Piombino
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GUBBIO Tutto è bene quel che finisce bene. Di quella crociera, a bordo di Costa Diadema, si porta dietro attimo per attimo da quando è salita sulla nave il 4 gennaio, per un lungo tour già cominciato tra Emirati Arabi, Qatar e Oman, toccando definitivamente terra il 30 marzo scorso a Piombino, accolta dopo un girovagare per i porti trovati sbarrati a Cipro, Gioia Tauro, Civitavecchia e Marsiglia. Lei, eugubina di 25 anni, ha vissuto il lavoro quotidiano, tra i 1.255 membri dell'equipaggio con 155 italiani, e i fuoriprogramma quando la pandemia in giro per il mondo ha preso il sopravvento e si dovevano trovare soluzioni per gli oltre tremila a bordo. Adesso è in quarantena fiduciaria fino a metà aprile: “Sto bene e lo sono sempre stata - racconta -, ho un appartamento attaccato ai miei e tutto fila tranquillamente”. La senti al telefono solare, serena e sorridente. Lo stato d'animo non è solo del momento: “Confesso di non aver mai avuto paura. A bordo non abbiamo sofferto, certe descrizioni le ho trovate amplificate. Siamo stati trattati tutti molto bene con il rispetto delle norme. Avevamo le nostre cabine con balcone e potevamo uscire solo per misurare la temperatura, rispettando sempre le distanze di un metro. I pasti ci venivano portati nelle stanze e c'era il personale sanitario sempre a disposizione”. Ha visto ospiti e colleghi del personale colpiti dal virus? “La certezza non c'era che vi fosse qualche contagiato, ma abbiamo avuto due giovani del personale che sono stati molto male, un ragazzo filippino che è riuscito a sbarcare a Cipro e un musicista bulgaro arrivato fino a Piombino”. Da due anni lavora per Costa Crociere e qualche esperienza se la ricorda: “A me è andata sempre bene. Sono stata in Giappone ed è capitato uno tsunami avvertito non a bordo ma solo da chi stava a terra. Non considero questa una disavventura. Noi non abbiamo avvertito la pandemia come in Italia o in altre zone colpite direttamente”. Ha sempre avuto contatti con familiari e amici: “Ci sentivamo sempre più spesso, ci hanno consentito l'uso gratuito di internet per stare più vicini alle famiglie. Sapevamo tutto, anche attraverso le informazioni annunciate dal comandante”. Si sono spaventati i passeggeri? “Prima di sbarcare sì, erano preoccupati soprattutto per il fatto di non poter tornare sentendo che i porti chiudevano. Alla fine sono sbarcati tutti, con le adeguate protezioni e l'organizzazione dei voli. In maggioranza erano francesi e tedeschi, oltre a circa 600 russi e 300 italiani, mentre l'equipaggio aveva in maggioranza filippini, indonesiani e indiani”. Il comandante, il pugliese Antonio Tommaso Tateo, è ancora a bordo mentre proseguono con ogni cautela le operazioni di sbarco. “E' stato bravo - ricorda la giovane eugubina -, ha capito la situazione e l'ha gestita al meglio senza creare panico e tenendo sempre informati. Io sono stata fortunata a scendere subito: mi hanno fatto il test rapido, è stato negativo e sono sbarcati con altri cinquanta. L'operazione è più complessa per gli stranieri che devono trovare i voli per tornare a casa”. Il rifiuto dei porti poteva sfociare nel panico: “Personalmente non mi sono spaventata perché ho questo carattere. Mi dicevo di andare avanti convinta che avremmo trovato il modo di sbarcare e che ce l'avremmo fatta. L'ho vissuta con altri colleghi e ci siamo aiutati a vicenda”. L'arrivo a Piombino ha fatto cadere ogni timore: “L'accoglienza è stata bellissima, ci salutavano tutti. E' stata la nave più grande sbarcata lì. Abbiamo trovato il sindaco e la gente”. Tornerà presto su una nave? “Assolutamente sì, appena ripartono le crociere”. Massimo Boccucci
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Il Messaggero