Coronavirus, ogni aiuto un passo avanti per Spallanzani e Gemelli

Coronavirus, ogni aiuto un passo avanti per Spallanzani e Gemelli
«Qui i pazienti continuano ad arrivare, alcuni ieri si sono aggravati e li abbiamo dovuti portare in terapia intensiva. Il virus non è sconfitto. Anche se per fortuna...

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«Qui i pazienti continuano ad arrivare, alcuni ieri si sono aggravati e li abbiamo dovuti portare in terapia intensiva. Il virus non è sconfitto. Anche se per fortuna ogni giorno riusciamo a dimettere tanti che guariscono. Ma non è finita», avverte Guido Granata, dirigente medico della divisione Infezioni sistemiche dello Spallanzani, l'istituto in prima linea a Roma nella guerra al Covid, insieme al policlinico Gemelli. Ai due ospedali è diretta la sottoscrizione del nostro giornale. Obiettivo: comprare subito nuovi respiratori e rafforzare le terapie intensive. Perché solo con i reparti in trincea pienamente attrezzati si possono scongiurare scenari drammatici, come quando si deve decidere chi salvare. «Quando il paziente si aggrava riprende l'esperto dell'istituto di malattie infettive di solito somministriamo ossigeno con le cannule nasali o con le maschere. Ma a volte non basta. E perdere tempo è estremamente rischioso, perché la situazione clinica a volte precipita da un momento all'altro. Per questo i respiratori svolgono un ruolo cruciale».


IN CORSIA

Grazie alla generosità dei nostri lettori i primi 200 mila euro sono già stati donati a Spallanzani e Gemelli e sono stati acquistati 12 ventilatori polmonari. Insieme alle altre testate della Caltagirone Editore è stato raccolto e donato un milione di euro, come prima tranche, per alcuni tra i più importanti ospedali nazionali. Ma la gara di solidarietà non si ferma qui. Per comprare sempre più macchinari. «Ne abbiamo bisogno», racconta chi è in corsia. Allo Spallanzani sono ricoverati 115 pazienti. Per 20 è indispensabile un supporto respiratorio. «Non dimenticherò mai continua Granata - due pazienti molto giovani, arrivati in condizioni discrete e che però si sono aggravati fino a dover andare in terapia intensiva. Ricordo gli sguardi disorientati. Ma questa epidemia mi ha lasciato anche momenti di speranza. Come quando abbiamo dimesso un signore di 92 anni, alle prese già con diverse patologie. Quando lo abbiamo ricoverato la situazione era talmente grave da pensare che non ci fosse nulla da fare. Invece ha risposto così bene alla rianimazione, con il respiratore, che è riuscito a tornare a casa dalla famiglia. Ma senza il ventilatore polmonare non ce l'avrebbe fatta». Da qui il ringraziamento ai lettori che continuano a donare senza sosta. «È un aiuto determinante. Ogni contributo ci fa fare un passo avanti per sconfiggere l'infezione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero