Coronavirus, il sociologo Ferrarotti: «Quando l'incubo sarà finito nasceranno più figli»

«Qualsiasi ordine sociale è sempre molto fragile: noi diamo per scontata l'esistenza e la resistenza di una società, ma basta un invisibile virus per...

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«Qualsiasi ordine sociale è sempre molto fragile: noi diamo per scontata l'esistenza e la resistenza di una società, ma basta un invisibile virus per azzoppare la società e determinare una contrazione del sociale fino alla sua estinzione, anche se per fortuna solo temporanea». È quanto osserva il decano dei sociologi italiani Franco Ferrarotti, a proposito dei comportamenti straordinari ed eccezionali determinati dall'emergenza coronavirus, «finita la quale, ci farà apprezzare ancor di più l'ordine sociale». E darà «nuova vitalità, perché sentiremo il bisogno di rispondere alla morte con la vita, è nella nostra natura» fino al punto di «darci la voglia di fare più figli: usciremo dalla denatalità!», ipotizza il sociologo.


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«Nei momenti di prosperità - spiega Ferrarotti - si pensa di poter fare facilmente la rivoluzione, riformare l'ordine sociale, portare l'immaginazione al potere. Oggi, questo improvviso blocco della nostra vita sociale, con tutte queste limitazioni forzate, ci fa riflettere sulla fragilità della nostra società e dunque, in prospettiva, a farcela apprezzare, non dandola più per scontata ma considerandola una conquista umana da difendere e da salvare». Ma il ritorno alla
“normalità, sarà lento o immediato? «Non credo potrà essere improvviso, ma neppure troppo rallentato: avrà l'effetto di una riscoperta. Dopo ogni grande trauma sociale, penso in passato alla guerra, alla fame o alla peste, segue sempre e inevitabilmente una forte ripresa di vitalità, anche demografica: basti pensare al boom italiano del dopoguerra, alla trasformazione in poco più di una generazione da Paese agricolo a Paese industriale». Ma, frena Ferrarotti, «a patto che non ci si culli su facili illusioni, ma si risponda positivamente, accompagnandolo con le giuste misure politiche, economiche e sociali, al desiderio montante di nuova vitalità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero