Coronavirus e inquinamento. Pare ci sia una correlazione tra il diffondersi del coronavirus e lo smog. L'osservazione è stata fatta dopo che alcune delle città...
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Inquinamento, lo studio dell'Arpa: il traffico è scomparso ma le polveri sottili restano
Coronavirus Roma, smog alle stelle: il blocco delle auto non frena le polveri sottili
Uno studio di alcuni ricercatori delle università di Bologna e Bari aveva prodotto un position paper per la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) che notava questa correlazione riferita soprattutto al particolato atmosferico PM2.5 e PM10. Anche un gruppo dell’Università di Harvard ha condotto uno studio sullo stesso tema e dai risultati è emerso come le polveri sottili identificate come PM2.5 includono particelle di aerosol atmosferico di dimensioni inferiori a 2.5 millesimi di millimetro, ciò significa che possono permeare molto facilmente negli alveoli polmonari dove viene scambiato l'ossigeno.
Le persone anziane sono state esposte per più tempo a queste particelle, quindi, di fatto i loro polmoni sono più deboli, così come lo sono i polmoni delle persone che abitano aree più inquinate rispetto a chi vive in posti meno contaminati dalle polveri sottili. Sebbene gli studi condotti non confermano che ci sia una correlazione diretta tra inquinamento e covid, affermano con certezza che l’esposizione prolungata all’aria inquinata può predisporre all’aggravamento della patologia polmonare. Nello specifico, per ora, non ci sono meccanismi dimostrati su come la presenza degli aerosol faciliterebbe la propagazione del virus, anche se le ipotesi sono molteplici. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero