C’è chi protesta, c’è chi s’indigna per l’eccessiva presenza di personaggi improbabili in tivvù, anche o soprattutto sulla Rai, che...
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Jurgen Klopp è l’allenatore del Liverpool. E a un giornalista che ha cercato di intervistarlo (Quanta gente morirà? Bisogna avere paura davvero o no? Qual è la sua strategia di contrasto del morbo?) ha somministrato una lezione di vita molto socratica (so di non sapere) validissima in questa fase. “Non mi piace - ha detto Klopp - che su una faccenda molto seria l’opinione di un allenatore sia importante. Non importa ciò che ha da dire chi è famoso. Non può essere che chi non ha conoscenza della materia come me parli di certe cose. Le persone che ne sanno dovrebbero parlarne, non gli allenatori, non capisco. Politica, coronavirus… perché me? Io indosso un cappellino da baseball e ho la barba fatta male. Sono preoccupato tanto quanto voi, forse meno, non saprei, non so quanto siate preoccupati, ma la mia opinione non conta in realtà. Vivo su questo pianeta come voi e voglio che tutti siano sani e al sicuro. Auguro il meglio a tutti, ma la mia opinione sul coronavirus non è importante“.
Ecco così dovrebbero rispondere - e alcuni fortunatamente lo fanno - tutti gli opinionisti o presunti tali che in questi giorni sono bombardati su richieste da parte delle tivvù per improbabili talk show con vippetti e peones: “Non è che fa un salto da noi per dire al volo la sua pandemia?”.
“No”, bisognerebbe rispondere: “Io applico il metodo Klopp. Perché non lo fate anche voi!”.
Il Messaggero