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L'empatia, ai tempi del coronavirus, ha i colori e le forme dei tanti post-it e bigliettini lasciati sui citofoni, sui portoni dei palazzi o sulle serrande dei negozi, sugli alberi, sui muri, perfino in metropolitana, sui mezzi pubblici o sui parabrezza delle automobili, in più città, da Bergamo a Milano, da Castenedolo a Rescaldina, ma non solo.
È proprio lasciando un messaggio appuntato velocemente con la penna o impreziosito con qualche disegno dai più giovani, che molti stanno cercando di far sentire la loro vicinanza a chi, purtroppo, per le misure di sicurezza tese a contrastare la diffusione del contagio, si ritrova di fatto a stare - o sentirsi - «lontano» da tutti.
Così, di portone in portone, sulle targhette dei citofoni e ovunque possano essere visti, fioriscono post-it lasciati da donatori, rigorosamente anonimi, di speranza. «Tutto andrà bene» è la frase ricorrente, spesso accompagnata da uno o più cuori, a volte da margherite.
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Nato in strada, l'«atto poetico collettivo» sarebbe stato ideato da una poetessa lombarda, Luciana Landolfi, prima a lasciare i post-it, invitando poi via social a fare altrettanto. «Non si può raccontare la gioia di qualcuno che così, apparentemente per caso, si trova un Tutto andrà bene sulla porta di casa - racconta Landolfi in un video sulla sua pagina social - c'è qualcuno che sta aspettando il tuo Tutto andrà bene come se fosse aria».
E ancora: «Lo spirito forse si avvicina a qualcosa che si chiama fede, fiducia, è offrire agli altri ciò che stiamo cercando. L'essere umano ha bisogno di fiducia per andare avanti». L'invito, diffuso dal web in un video in cui ringrazia i molti che l'hanno già seguita, è a distribuire ancora più messaggi.
IN RETE
Il trend si è diffuso rapidamente on line, per rendere il virtuale un poco più reale, quantomeno idealmente più caloroso e accogliente. Insomma, per farne un'arma sempre più potente contro la solitudine, un modo per mantenere vivo il contatto con gli altri. Non è solo questione di fare coraggio ma anche di offrire concretamente aiuto. Così, accanto ai biglietti sintetici, ne compaiono altri più lunghi e articolati. C'è chi si offre di fare la spesa per gli anziani del palazzo, in modo da evitare loro un'uscita faticosa e inutilmente rischiosa. Chi si candida come baby sitter per le coppie che hanno i figli a casa ma devono andare a lavorare. E così via. Le iniziative si moltiplicano e coinvolgono più città. Gli aiuti offerti seguono le indicazioni e le misure imposte dalle restrizioni per la sicurezza. Dove si vede un limite, si cerca di superarlo. Insieme. O meglio, tutti insieme.
Sì perché il modello dei post-it è andato ben oltre i destinatari e al di là delle zone calde per il contagio, diffondendosi anche in altre aree del Paese. A Roma sono comparsi cartelli affissi sui portoni o negli ascensori dagli stessi condomini o dai vicini per aiutare le persone più anziane o con patologie a comprare cibi, medicinali, libri, riviste, giornali e quant'altro. L'effetto si vede e non solo in coloro che accettano di farsi aiutare, ma nei sorrisi e nei commenti che da quei messaggi scaturiscono. «Non conosco l'autore - scrive su Facebook Amigurumi di Castenedolo - ma lo ringrazio dal profondo del cuore per avermi fatto iniziare la giornata con un sorriso». Le fa eco, entusiasta, Chiarapata: «Regalare sorrisi. Lo stai facendo nel modo giusto. Chiunque tu sia». Quanti trovano i post-it pubblicano subito la loro foto on line, con frasi felici per diffondere la stessa sensazione di serenità. E la filosofia di condivisione. «È come una ripartenza - scrive uno dei fortunati destinatari a Bergamo - al profumo di meraviglia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero