Ora la battaglia, oltre che contro il virus, è contro l’impazienza. Perché cala la tensione emotiva dei romani, come se il peggio fosse alle spalle, e cresce...
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Dunque i cittadini stanno mollando? Speriamo di no. L’auto dei poliziotti, in uno dei blocchi da quelle parti, ferma qualcuno e gli agenti spiegano: «Nei quartieri periferici la gente sta uscendo di casa sempre di più, in questi rioni più centrali la situazione ancora tiene abbastanza». L’arrivo delle vacanze pasquali - di cui si ricorda un slogan maccheronico-alternativo di qualche tempo fa: «Basta con i pasquettari!» - complica tutto, per non dire dello scoppio della primavera. E il ministro della Salute, Roberto Speranza, s’è accorto che la tensione emotiva degli italiani sta scemando e infatti stamane, intervistato dal direttore Di Bella su RaiNews, ha ripetuto fino allo sfinimento: «La situazione è ancora molto, molto seria, non molliamo».
Giusto appello. Ma come si fa? Un po’ più di ponte Milvio, verso i colli della Farnesina, c’è la sezione del vecchio Pci dove era iscritto Enrico Berlinguer, ora diventata circolo Pd. Un anziano scuote il capo, davanti al portone sbarrato di questa mitica sede: «Quest’anno per la prima volta non potrò andare in piazza nei cortei del 25 aprile e in quelli del Primo Maggio». Verrebbe da rispondergli: e chissene! Ma bisogna anche capire che i cittadini vogliono un termine - «E’ solo di un termine che ha bisogno la povera gente», dice Beppe Fenoglio il partigiano nel suo famoso libro «Un questione privata» - mentre i pasticci comunicativi del governo, uniti alla comprensibile incertezza della scienza, quel termine di conclusione dell’emergenza e di nuovo inizio della normalità non riescono a darlo.
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Il Messaggero