Coronavirus, Ronzi (Croce Rossa): «Ora rigore e sacrifici, non serve lamentarsi»

«Tutti abbiamo paura, medici, volontari, infermieri. Fausto Bertuzzi, scomparso pochi giorni fa, così come altri volontari che ci hanno lasciati, hanno dimostrato che...

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«Tutti abbiamo paura, medici, volontari, infermieri. Fausto Bertuzzi, scomparso pochi giorni fa, così come altri volontari che ci hanno lasciati, hanno dimostrato che chi sceglie la Croce Rossa sceglie di sacrificare se stesso». Flavio Ronzi è, dal 2016, il segretario generale della Croce Rossa, organizzazione per la quale ha iniziato a prestare attività dall'età di 15 anni e con la quale sta gestendo l'emergenza Coronavirus. «Nasciamo sui campi di battaglia, dove muoiono anche i soccorritori – racconta, in collegamento con IlMessaggero.it – E voglio sottolineare che non c'è nulla di eroico in questo: serviamo la comunità e il nostro è un sistema di gente per la gente, un sistema solidaristico orizzontale».

 


La Croce Rossa in prima linea, quindi, e questo fin dal primo giorno. Da quando, con i suoi mezzi di biocontenimento ha raccolto i primi casi sospetti di coronavirus. Quando sui social si parlava di “allarmi esagerati”. «Noi abbiamo adottato da subito tutte le precauzioni – spiega Ronzi – e abbiamo potenziato la rete per il biocontenimento, acquistato da subito ambulanze e barelle». In questo, un aiuto fondamentale è arrivato dai donatori. «Ci sono state molte iniziative spontanee, ma anche tante aziende si sono mobilitate, dalla Coca Cola alla Fca», sottolinea il segretario generale, che aggiunge: «Intorno alla Croce rossa si sta stringendo una comunità di persone pronte ad aiutarsi reciprocamente. E non è solo merito nostro». Ma non c'è solo l'assistenza alle persone ricoverate in ospedale. Una parte importante riguarda i nuovi poveri e i vulnerabili: persone in quarantena, chiuse in casa. «A loro garantiamo la spesa a domicilio: ci facciamo carico di queste richieste a livello nazionale, attraverso il numero verde 800/065510». Di fronte a questa emergenza, «unica, spiega Ronzi, questo non è il momento di “lamentarsi” perché si deve stare a casa. “Questo è il momento del rigore e del sacrificio. L'unico modo per bloccare i contagi è stare a casa. Tanti si chiedono: «Che danno faccio se vado a correre da solo?”. A loro rispondo che se si slogano una caviglia, se hanno bisogno di cure, devono andare in ospedale, andando ad appesantire il sistema sanitario». E, infine, un appello a chi deve uscire in auto: «Bisogna essere ancora più prudenti: molte persone, vedendo le strade vuoto, non hanno più la stessa percezione del rischio. E sbagliano».

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Il Messaggero