A settembre compirà 100 anni. È l'ultimo corazziere del Re, si chiama Giulio Biasin: lui la storia d'Italia l'ha vissuta in prima persona. È stato...
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Per un breve periodo fa parte delle formazioni partigiane, sul Cansiglio. Ma il legame con l'Arma dei Carabinieri è troppo forte. Ritorna a Roma e infine ancora a Venezia, dove assieme a pochi colleghi riesce a liberare dai tedeschi proprio la caserma di San Zaccaria, attuale sede del Comando Provinciale. Giulio, occhi azzurri e vispi, costretto dall'età alla carrozzina, è stato un pò il protagonista della cerimonia di oggi, festeggiato dall'Associazione nazionale Corazzieri, con il presidente Domenico Scarrone, che confida: «Biasin è il più anziano corazziere vivente, l'ultimo ad aver servito il Re. Non aveva mai ricevuto nulla; noi avevamo proposto un Cavalierato, il presidente ha deciso per un'onorificenza ancora più prestigiosa, Commendatore». Di episodi, momenti chiave della storia pre-repubblicana del Paese, Biasin ne custodisce tanti. In servizio nell'allora 'Squadrone Carabinieri Guardie del Rè, ha visto sfilare davanti al suo picchetto papi, come Pio XII, che si recava in visita a Vittorio Emanuele, e teste coronate.
Sportivo e fortissimo nel canottaggio, che praticava a Venezia, venne segnalato per le sue doti al Circolo Canottieri Aniene di Roma, e nel 1942 arrivò a Berlino, dove si impose per l'Italia nella regata del 'due senzà. L'attestato fa parte dei suoi cimeli. Del Re Giulio ha ancora immagini vive. «Ricordo quel giorno sull'Altare della Patria - rammenta - c'era una cerimonia che si stava prolungando e il re disse al comandante di mettere i corazzieri a riposo. Il comandante rispose 'Maestà, i corazzieri non stanno mai a riposò». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero